Chiamo il falegname Mario Zenobi restauratore di persiane in piazza della Suburra: “Queste sono originali, di quando fu costruito il palazzo, 1892. Il castagno resiste all’acqua e al sole. Stanno su da 122 anni. Le ho restaurate io nel 1992, avevano un secolo, prima che lei venisse in questo appartamento. Bisogna cavarle dai cardini, metterle in squadro, cambiare le viti, rifare i bordi smangiati”. Le cava da solo, salendo sul davanzale, dopo averci messo dell’olio e dopo averle assicurate con una corda. Sono alte due metri e dieci e le tira su come fuscelli. Vertigine a vederlo. Gran fatto un falegname conoscitore delle piante, innamorato del lavoro.
Cinque persiane dell’Ottocento in legno di castagno
32 Comments
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Mi sembra un atteggiamento sano, quello del falegname.
Altri le avrebbero rottamate, senza pensarci troppo. Tenere in vita cose vecchie è molto dispendioso e poi non è efficiente. C’è bisogno di finestre nuove, al passo coi tempi: quelle di plastica garantiscono un’ottima chiusura e sono pure elettriche. Bisogna agire come un rullo compressore. Senza stare a sentire troppe ragioni: un bel windows act e si risolve tutto.
Sono ammirato…è difficile trovare qualcuno che ami così il ripristino delle cose come erano!
Brutte notizie dalla Siria.
http://www.asianews.it/notizie-it/Homs:-ucciso-p.-Frans-Van-del-Lugt,-che-sfamava-cristiani-e-musulmani-30767.html
Eh si, questi falegnami sono una rovina.
http://www.corriere.it/esteri/14_aprile_07/siria-ucciso-padre-olandese-l-ultimo-missionario-homs-e216dc52-be43-11e3-955c-9b992d9cbe5b.shtml
Mi dispiace, Marcello
Sono stato per poche ore ad Homs nella primavera del 1998. In una piccola chiesa cattolica di rito greco che ho visitato si conserva la “cinta” (o il “cingolo”) della Madonna.
Preghiamo Maria.
Bravo Luigi! Una prudente manutenzione dell’esistente: ecco cosa fa il saggio. Lo sciocco, invece, corre dietro alle ultime novità e cambia tanto per cambiare.
Avessero chiamato Zenobi anche nella chiesa, ad esempio quando si doveva metter mano alla liturgia!
Invece adesso abbiamo gli infissi in PVC (oppure di un legnaccio nuovo, malstagionato, che dopo cinquant’anni è già mezzo fradicio).
In Preghiera per tutti i Missionari.
Bravo Luigi Franti! Un ardito volo pindarico al servizio di una bella possibile “scazzottata” futura.
Anch’io ho da fae con le persiane, che hanno certamente quasi un secolo, se non più. Sono resistentissime. Anch’io ho trovato un falegname intelligente. Ce ne fossero tanti, di questi artigiani!
Le mie persiane avevano soltanto 70 anni, le rifacevo ogni due, da falegnami vari, ognuno con la sua teoria. Poi la pioggia e la bora tornavamo a rovinarle. Spifferi dappertutto, bollette del riscaldamento che salivano …
Dopo 17 anni mi sono arresa, a malincuore. Le ho cambiate. Non mi sono pentita.
Mi hai fatto pensare ad una notizia che ho letto qualche giorno fa.
A differenza dei grandi della terra (Obama e Queen Elizabeth) che hanno pensato bene, chissà perché, di regalare al Papa sementi e prodotti alimentari, gli artigiani brianzoli del comparto del legno e dell’arredo hanno regalato a papa Francesco una scultura in legno (ovviamente) raffigurante San Giuseppe in tenuta da “lavoro”.
Che provinciali!
Ecco, può darsi che San Giuseppe fosse un po’ come questo Mario, “conoscitore delle piante, innamorato del lavoro”…
Come suggeriva Franti, la Chiesa ha bisogno di restauratori come San Giuseppe, non di “archistar” che creano degli obbrobri e passano presto di moda…
Buona giornata ai visitatori con versi mattutini e casalinghi di Giovanni Pascoli, da “La calandra”, che è nei “Primi poemetti” (1904):
[…] è l’alba: è sotto le grondaie
tutto un ciarlare. Sono intorno al nido
le rondinelle garrule massaie.
La casa dorme. Niuno ancor nel fido
bricco il caffè, nemico al sonno, infuse.
Vola e rivola il mattutino strido
lungo le verdi persiane chiuse.
Versi scritti quando le persiane della casa dove abito avevano appena 12 anni.
Certo che voi romani siete il massimo: alle 9.35 parlate ancora di una casa che dorme e che aspetta la prima tazzina di caffè…
Come chissà perchè!! E’ bellissimo regalare semi . (figlia di contadini sono tra parentesi le moderni sementi selezionate costano una fortuna credo che ci sia tutta una discussione in merito anche al problema che queste sementi spesso favoriscono una distruzione delle culture locali e una standardizzazione dei raccolti senza rispetto. Se ne occupa anche la Caritas in veritate al 27.)
http://www.lastampa.it/2010/03/04/blogs/san-pietro-e-dintorni/patata-ogm-vaticano-non-dice-si-VjGwYfHpO72exGhnGi91VK/pagina.html
Sinceramente ho perso un po’ di vista al discussione sugli ogm però non è un vezzo quello dei semi c’è tutta una tematica molto importante dietro.
Sarò antiquato e provinciale, ma mi sembravano più adatti dei libri o degli oggetti di arte sacra.
Michelle Obama si è spesa molto per l’orto (anche se dicono che ha piantato le zucchine nel roseto di J. Kennedy e questo mi pare un male :-)), lo ha legato anche alla lotta contro l’obesità, quindi c’è un forte intento sociale dietro, Il Principe Carlo è uno parecchio fissato con il biogiardinaggio ha pure regalato un orto aromatico alla moglie per il matrimonio quindi il regalo visto dal punto di vista di chi lo ha fatto è stato importante e anche prezioso.
In ogni caso il seme volendo ha anche un approccio religioso, no? bisogna che il seme muoia, il granello di senape, insomma a me è piaciuto parecchio.
“Denunciata anche la vasta propaganda degli Ogm che secondo alcuni dovrebbero garantire la sicurezza alimentare: è una tecnica invece – si legge – che “rischia di rovinare i piccoli coltivatori e di sopprimere le loro semine tradizionali rendendoli dipendenti dalle società produttrici di Ogm”.”
http://it.radiovaticana.va/storico/2009/03/25/linstrumentum_laboris_del_sinodo_sullafrica:_limpegno_della_chies/it1-275430
In pratica la questione delle sementi moderne e selezionate può anche essere vista in un’ottica neocolonialista. Ripeto è un gesto che ho trovato molto interessante.
Sara1, anche a me piacerebbe che mia moglie piantasse le zucchine, come Michelle Obama, ma il precedente proprietario non aveva un roseto. E il balcone mi sembra francamente insufficiente. Inoltre, mia moglie è preoccupata perché i bambini potrebbero salire sopra ai vasi e affacciarsi oltre la ringhiera.
Anche l’idea di regalare a mia moglie per il nostro anniversario un orto aromatico mi sembra poco praticabile. Però potrei ripiegare su una composizione di boccettine di spezie. Chiaramente dall’erborista, mica parlo di quelle da supermercato.
A ognuno la sua.
E’ vero che ci può essere chiccheria in questa fissa per il bio, però nel mio caso parlo da figlia di contadini, quelli mucche letame fatica. Ricordo questa cosa delle sementi perchè appunto mio padre mi spiegava la differenza tra quelle che si compravano e quelle che un tempo i contadini producevano da sé. ricordo i sacchi, la macchina che le diffondeva e le confrontavo con l’immagine di mio nonno che seminava con le mani magari dopo aver usato il grano dell’anno prima.
Parlare di agricoltura biologica vuol dire saper conservare un po’ di quella antica sapienza (come le persiane) non ridurre tutto a masse di chimica, fertilizzanti, insetticidi, pesticidi. Io ad esempio tolgo gli afidi delle rose con le mani, al massimo con una spugnetta bagnata con il sapone non serve sempre usare armi batteriologiche il senso è anche quello di rispettare le culture locali e non dipendere da ditte che vendono i loro prodotti a caro prezzo creando dipendenze.
Personalmente in Obama che regala i semi dell’orto ho visto queste tematiche che mi pare anche la Chiesa faccia sue, non a caso Francesco ha in programma un’enciclica sull’ecologia.
Poi certo si sa che magari il bio è chic e va di moda, però non è solo questo.
http://www.pcgp.it/dati/2012-06/22-999999/2012COLDIRETTI_21%20giugno.pdf
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francisco-francis-vera-33305/
Suppongo che Sara1 troverà anche molto chic che la Regina d’Inghilterra abbia regalato al Papa delle bottiglie di whisky.
Così potranno brindare insieme al matrimonio gay che nel frattempo in Gran Bretagna è diventato legale! Il capo della Chiesa d’Inghilterra e il Capo della Chiesa cattolica con un buon bicchiere di whisky a brindare alle nozze gay? cosa ci potrebbe essere di più evangelico ed ecumenico?
😉
Eh no, Discepolo, qui bisogna essere precisi: il whisky è un dono del principe Filippo, il quale avrà avuto il cuore spezzato nel separarsene. Riconosciamogli almeno l’alto sacrificio…
🙂
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/Il-Papa-celebrer%C3%A0-al-Don-Gnocchi-la-Messa-del-Gioved%C3%AC-Santo.aspx
Discepolo per favore non litighiamo anche sui semi!!
Che poi se vogliamo parlare di chic qui c’è il Prada del giardinaggio.
http://www.thompson-morgan.com/
In casa nostra però seminare è una passione, quando mio figlio faceva l’asilo mia madre mi portò delle pannocchie e abbiamo coltivato il granoturco in vaso, su un balconcino a 100 metri dal mare, volere è potere.
(c’è stato un periodo in cui mio figlio seminava qualsiasi cosa capitasse, dalle ghiande alle mele che mangiava, dai pomodori alle lenticchie, quanto ci siamo divertiti!!)
Chiusa la Rassegna Stampa del sito “Fine Settimana”….Peccato, un vero peccato, ma nel complesso capisco le ragioni.
“Il capo della Chiesa d’Inghilterra e il Capo della Chiesa cattolica con un buon bicchiere di whisky a brindare alle nozze gay? cosa ci potrebbe essere di più evangelico ed ecumenico?”
Battutaccia per battutaccia, forse discy considererebbe piu’ evangelico ed ecumenico brindare con quello stesso wisky, che so, alla furia antigay dei fondamentalisti cristiani in Uganda, per esempio …
🙂
“Un tempo gli uomini lavoravano ma non erano servi.
Il lavoro era un onore assoluto.
La gamba di una sedia doveva essere ben fatta,
e non doveva essere ben fatta per il salario
o in modo proporzionale al salario.
Non doveva essere ben fatta per il padrone
né per i clienti del padrone:
doveva essere ben fatta per se stessa.
Una tradizione venuta dal profondo della storia
esigeva che quella gamba di sedia fosse ben fatta
e che anche le parti della sedia che non si vedevano
fossero lavorate con la medesima perfezione
delle parti che si vedevano.
Secondo lo stesso principio delle cattedrali.
E sono solo io, poi, a farla tanto lunga.
Per loro non c’era neppure l’ombra di una riflessione.
Il lavoro stava lì
e lo si faceva bene.
Non si trattava di essere visti o non essere visti.
Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto”.
Propongo questo testo che credo sia una rielaborazione di uno scritto di C.Peguy
In linea di massima questo discorso è condivisibile.
Comunque, io credo che molto dipenda dalla coscienza e dal senso di responsabilità di chi lavora. Anche oggi, come in passato, esiste la serietà nel lavoro e la voglia di far bene ogni cosa.
Oggi però si produce con materiali diversi, rispetto al passato, e soprattutto in funzione del consumismo.
Ciò che si vende ( e si acquista) deve durare poco, altrimenti il mercato avrebbe pochi acquirenti.
Ricordo che qualche anno fa una assurda pubblicità invitava a comprare molto di più di quanto si facesse. E infatti si comprava e si gettava subito dopo. Era il tempo delle vacche grasse.
Oggi con la crisi pazzesca che c’è, sono ritornati antichi mestieri che si erano dimenticati, ed è un bene.
Ma i mercati orientali che esportano grandi quantità di prodotti a basso prezzo, la fanno da padroni. Quasi tutti i prodotti che vengono venduti da aziende italiane sono “made in China o in India o in Indonesia”. Basta aprire bene gli occhi e si scopre la magagna.
Inutile dire che vengono venduti a prezzo triplo rispetto al costo reale.
Solo nei negozi cinesi (ormai numerosi dappertutto) si compra a basso prezzo.