“Avrei voluto avere la sua [della mamma] pelle bianca come il giglio, i suoi lineamenti fini e i suoi occhi verdi, e invece ho ereditato la carnagione olivastra, il grosso naso e gli occhi marrone di mio padre. A 13 anni poi smisi di crescere e da allora ho l’ossessione dell’altezza. Tutte le mie compagne erano più alte di me. Pregavo Allah di farmi diventare più alta, di superare i 152 cm. Ma siccome non accadde, iniziai a indossare tacchi alti anche se li odio”: così Malala Yousafzai al Corriere della Sera, che oggi è in edicola con il libro che racconta la storia della ragazzina pakistana sfregiata dai talebani perchè voleva studiare: Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne. Mando un bacio a Malala festeggiandola con il motto la fede e le donne salveranno l’islam.
Parabola di Malala e dei tacchi alti
13 Comments
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Bacio anch’io Malala, una ragazza coraggiosa che mi affascina.
«La donna orientale è una macchina e niente più; non trova differenza tra un uomo e un altro uomo». Scriveva alla fine dell’800 Gustav Flaubert per descrivere lo stato di sudditanza e repressione della donna Islamica, costretta a matrimoni pianificati, considerata inferiore all’uomo che esercita su di lei un potere assoluto. Condizione che non è cambiata di molto, anche se piccoli passi sono stati fatti, e il coraggio di Malala ne è un esempio.
Se pensiamo, però, che in Italia ci venne concesso il diritto al voto solo nel 1945 e che fino al 1981 era in vigore il “delitto d’onore” e il matrimonio riparatore…Se pensiamo, poi, che il computo delle donne morte ammazzate nell’emancipata europa – in Francia 400 tra il 2012/13- per non parlare dell’Italia è un vero bollettino di guerra, non è che stiamo messe poi tanto meglio, diciamocelo!
Anche noi abbiamo degli esempi stupendi di ragazze scampate alla morte, che hanno vissuto il dramma dello stupro e nonostante ciò hanno ripreso in mano la loro vita con grande coraggio, sperando contro ogni speranza. Forse noi donne, in Europa, abbiamo una diversa consapevolezza del nostro valore, non solo per una questione di cultura, ma anche, e non da ultimo, per quel lungo cammino di purificazione, di lotte, di fallimenti che ci rende forti, più forti, nonostante l’uomo ad ogni latitudine abbia radicata nel suo inconscio l’idea del possesso. Ma forse, questo è un problema ancestrale, antropologico, un marchio a fuoco che appartiene all’intera razza umana che andrebbe approfondito.
Saluto Lazzaro redivivo… grazie d’essere tornato…
Oggi sono 50 anni dal disastro del Vajont. Saluto don Giuseppe Capraro da Longarone, detto “Padre Vajont”. Dio gli doni il Paradiso insieme a tutte le vittime. Un abbraccio a tutti.
Stimato Luigi, grazie del bentornato. E grazie anche a Dio perché sono sempre vivo e vegeto e frequento spessissimo il blog. Mi piace leggervi, partecipare meno, perché spesso i toni sono un “tantino” alterati, e poi, diciamola tutta, non possiedo gli strumenti culturali che arricchiscono molti frequentatori che dibattono con sapienza ed esperienza. Io, lo scrissi in uno dei primissimi, tra i pochi, interventi, sono un cristiano dell’ultimo banco e da qui saluto tutti con cristiano amore. E le faccio una confidenza, ma solo perché salvaguardato dal nickname (si dice così?): a volte, quando mi ricordo, prego per tutti i frequentatori del blog. Ma non faccio miracoli, sia chiaro, eh! :-))
Cara Clodine trovo molto profonde le tue parole”questo e’ un problema ancestrale ,antropologico” E’ prorio cosi’! il ” riduzionismo”occidentale che tende afare del problema diritti delle donne appynto una questione solo di “diritti” e’ secondo me ottuso ed insensibile. Non e’ solo una questione di diritti . Ma una questione antropologoca come dici tu. Avendo tre figli maschi ho a chw fare soprattutto con ragazze ” fidanzare” dei figli… emi rendo conto che ancora oggi esiste. una psicologica se non di diritto differenza fra maschi e femmine. La diffwrenza c’ e’ , non si puo’ negarla,forse la soluzione sarebbe “armonizzarla”. I tacci alti ,i capelli lunghi,le gonne,le unghie curate,insomma quella differenza che c’e’ancora non andrebbe secondo me soppressa,lo scopo non dovrebbe essere di avere ragazzi e ragazzi identici intwrscambiabili ,ma al contrario si dovrebbero valorizzare ed armanizzare le diversita’. Mi piace la piccola pakistana che sogna di studiare ma non rinuncia ai tacchi alti e alle unghie smaltatecdi rosso.
“prego per …”
Grazie Lazzaro, ne ho bisogno.
ma il cristiano dell’ultimo banco non era Roberto55 una volta?
Cara discepolo, che dire, in questo tempo di modernità smodata, matrigna, distruttrice, disumanizzante per certi aspetti, l’identità di genere è sempre più una parola vuota. Così ,come si andò trasformando il carro a due ruote, dopo la scoperta del motore a vapore in un treno espresso, anche la società ha subito un mutamento, non voglio dire genetico ma poco ci manca: visti a parte dietro non distingui i maschi dalle femmine, la maggior parte delle quali sono prive di fianchi, simbolo per eccellenza di femminilità e fertilità.
Gli uomini sempre più ingentiliti e,per converso, donne aggressive, audaci, con inquietanti tratti e comportamenti misogini.
La donna: preposta, anzi, creata per alimente i germi della vita , ha perso la sua attrattiva: la femminilità. Si inebbria di ‘alcool e sovente di morfina.
La donna: ventre dell’umana famiglia, genera uomini nevrotici che a loro volta rivendicano, per quella naturale inclinazione al possesso, una donna madre, protettrice, “curandera”. Le donne insomma assomigliano sempre più agli uomini e questo è uno degli aspetti più nefasti dell’evoluzione-involuzione che si registra nella società occidentale… .
@ mattlar
Senza star qui a rivendicare alcun diritto di “posto preso”, i banchi delle chiese in genere sono abbastanza larghi da permettere la seduta anche a più di due persone. Roberto55 e io ci stiamo comodi. Stammi bene.
Clodine,
Lasciando perdere la questione dei generi, che non esiste, ci sarebbe invece da ragionare su una “questione femminili”, che c’è ma di cui non si parla (leggasi guai a parlarne che ti lapidano…)
Eppure è qualcosa di pregnante, che si sta evolvendo in problematica, antropologica e sociale…
E parlarne sui blog è impossibile.
Io nel mio piccolo però quando posso, e ogni occasione è buona, nel mondo reale cerco di discuterne e proporla come riflessione. E iniziamo a essere in tanti e soprattutto tante che effettivamente iniziamo ad avere la stessa visione…
Eh già. caro Ubi…io credo che ci troviamo di fronte ad una crisi di codici etici, dalla famiglia, alla scuola, per non parlare del lavoro: mal pagato e spesso NON pagato o pagato a “babbo morto”. C’è un’assenza totale di valori, una desertificazione delle coscienze.Siamo nel bel mezzo di un processo di violentizzazione e ambiguità che cresce come un bubbone infetto e investe tutti i settori..
Sarebbe stolto non riconoscere, nello specifico, la mascolinizzazione della donna in questo mondo alla deriva. Credo , ma non lo so, non sono una psichiatra, che le cause vadano ricercate proprio in quello stigma che ha finito con l’imprimersi nell’inconscio collettivo femminile a fronte dell’antica repressione dominante. Sicché si tende a rimuovere ogni modello di riferimento: di moglie, di madre -dono difficilmente accolto, e quando è accolto sfocia in frustrazione-
E’ evidente che c’è una insofferente dei vecchi vincoli che conduce la donna ad una ansiosa ricerca di una crescita verso l’autonomia, l’indipendenza. Se da un lato è un bene e una conquista, dall’altro, senza una crescita interiore e un processo di autentica liberazione può trasfrormarsi in un’arma a doppio taglio proprio perché, per sua natura, è preposta a dare la vita e a sacrificarsi per quella vita. Insomma, quando il baricentro si sposta e non si guarda in una prospettiva di fede, inevitabilmente si perdono le coordinate…
E sono d’accordo con Luigi : la fede e le donne salveranno il mondo .