Questo è un avviso per i visitatori romani: domani sera, alle 19,30, parlo di Papa Francesco alla Madonna dei Monti, che è la mia parrocchia. Il tema è “Papa Francesco eletto a mezzo secolo dal Concilio e da Medellin”. La Madonna dei Monti è la bella chiesa barocca che si trova nel cuore del rione Monti e nella quale è sepolto Benedetto Giuseppe Labre, il santo che si fece barbone. Nel primo commento pongo una domanda a chi passa di qua.
Domani parlo di Francesco alla Madonna dei Monti
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Nei prossimi giorni trascurerò un poco o un tanto il blog perché sto scrivendo un libretto sul Papa per la EDB che devo consegnare a fine mese. Anzi non lo trascurerò ma l’userò come laboratorio e porrò domande ai valorosi visitatori, come fatto sporadicamente in passato. Ma ora saranno domande più fitte. La prima la metto qui ora: a pagina 130 del volume in dialogo con il rabbino Skorka, Il cielo e la terra, il cardinale Bergoglio afferma: “Ho compiuto settant’anni e non sono più tenuto a votare”. Come va intesa quell’affermazione?
Velocemente subito dopo aggiunge: “Se sia giusto che non voti è discutibile, ma in fin dei conti sono il padre di tutti e non devo prendere partito per nessuno.”
Di mio aggiungo una considerazione, l’altro giorno mi è capitato di prendere in mano un libro di Martini sulle beatitudine e sottolineava la sostanziale indifferenza delle beatitudini a qualsiasi dimensione culturale.(in senso lato).
La opponeva (come già avevo notato anche io) alla Gaudium et spes che invece aveva mostrato una grande apertura al mondo, alla sua cultura, all’economia e alle attività dell’uomo.
Ora considerando che la teologia politica è stata sempre abbastanza avversata dai conservatori, a volte vedo in questa “lotta” alla mondanità del mondo qualche pericolo.
E’ necessario ben delineare lo spazio della “mondanità”.
Alle volte è difficile inquadrare il pensiero di Bergoglio. (non solo alle volte).
A proposito della difficoltà di inquadrare il pensiero o le frasi del papa, mi viene in mente che anche quando si legge il Vangelo, a volte, si ha difficoltà a capire: anche il Vangelo non è un trattato teologico chiaro e rigoroso in cui si evitino difficoltà, paradossi o contraddizioni. Eppure non ci viene in mente di “criticare” Gesù per questo, ma percepiamo la forza e la bellezza della “buona notizia” e ci sforziamo ci capirla e comprenderla al meglio. Insomma, è la nostra interpretazione positiva che supplisce alle difficoltà, ed è la nostra testimonianza che aggiunge pagine nuove, come il Quinto evangelio di Pomilio.
Ecco, anche con il pensiero di Papa Francesco è un po’ così: quando uno lo ascolta dal vivo è evidente il senso positivo di quello che dice, il messaggio con cui vuole scuoterci. Per questo lo si può apprezzare se ci si libera la mente dalle questioni “dottrinali” per accoglierlo con “quell’anticipo di simpatia senza la quale non c’è alcuna comprensione”: la stessa che chiedeva Papa Benedetto XVI ai lettori del suo bel libro su Gesù.
Papa Francesco è difficile da catalogare.
Io stesso sono stato critico nei suoi confronti fino a qualche giorno fa.
Poi però ho avuto una intuizione…
E’ straordinario!
La mia domanda era fattuale e filologica: in Argentina chi compie i settanta non è più tenuto a votare? E’ detto da qualche parte in quell’ordinamento? E’ una frase da prendere a senso, come dire: un vecchietto può anche sentirsi dispensato dal voto?
http://atlasweb.it/2012/11/02/argentina-potranno-votare-i-minori-di-18-anni-579.html
Qui dice obbligatorio tra i 18 e 70 anni.
Dopo non so se sia proibito.
Sinceramente è la prima volta che sento questa cosa.
!!!
“Se sia giusto che non voti è discutibile, ma in fin dei conti sono il padre di tutti e non devo prendere partito per nessuno.”
A questo punto la frase successiva potrebbe essere letta come una critica a questo sistema.
“La legge n° 8.871 del 10 febbraio 1912, detta anche Sáenz Peña, stabilisce che chi non va a votare sia multato, ciò non si fa in quanto l’importo della multa non è aggiornato, la conseguenza più importante è che non si può accedere ad incarichi pubblici nei tre anni successivi all’astensione. Saluti. ”
Da un commento del Sole 2 ore.
Può essere che sia obbligatorio fino a 70 (nel senso della multa) e dopo solo facoltativo.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-02/argentina-voto-16-anni-083056.shtml?uuid=AbUbOJzG
La legge è questa
http://es.wikipedia.org/wiki/Ley_S%C3%A1enz_Pe%C3%B1a
Altra domanda: sull’indifferenza ignaziana
Mi pare che ora la faccenda del voto sia chiara. E dunque posso porre un’altra domanda, più impegnativa: se vi sia un qualche luogo degli scritti del cardinale Bergoglio in cui si nomini o si interpreti la “indifferenza” ignaziana. La mia ipotesi è che quella dottrina – ovvero esercitazione dello spirito – abbia a che fare con l’imperturbabilità di cui dà prova Francesco, ma non ho trovato nessun luogo dov’egli ne parli… grazie fin d’ora… è bellissimo tenere seminari in line…
Riferimenti diretti sinceramente non ne ricordo però qualche mese mi ha colpito questo:
“pietà ignaziana che, per il suo fondamento nella indifferenza, correva il rischio di avere una di avere una sensibilità quasi eccessiva per la relatività di tutto ciò che non è Dio stesso”
(fine 224 inizio 225 http://books.google.it/books?id=bwp4W96bKJIC&pg=PA224&lpg=PA224&dq=Pieta+ignaziana+che,+per+il+suo+fondamento+nella+indifferenza&source=bl&ots=-r89-PyyqW&sig=j_YNtD6g15lc1JNWnJ-7URpHnwI&hl=it&sa=X&ei=I79RUo6dM-Wo4gTZ24GQDg&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q=Pieta%20ignaziana%20che%2C%20per%20il%20suo%20fondamento%20nella%20indifferenza&f=false)
Magari alcune accuse di relativismo nei suoi confronti potrebbero partire anche da qui.
“E’ una frase da prendere a senso,…”
Quali che siano le leggi in Argentina, a me sembra che si debba badare di più al senso della frase, considerando quel che aggiunge dopo (“il padre di tutti” etc…).
Forse il Papa vuol dire che un padre non parteggia per questo o per quel figlio.
E, se ci fai caso Luigi( tu che sei padre), è proprio così nella realtà di una famiglia comune.
Magari dentro di sé dà ragione più ad uno che ad un altro, ma ha molto più a cuore l’accordo fra i vari figli piuttosto che la divisione.
D’altronde anche nella parabola del figliuol prodigo è possibile cogliere questa prospettiva.
“indifferenza” ignaziana…
Anche qui, a mio parere, si deve andare ad sensum.
Quando ci si affida completamente alla volontà di Dio, si agisce come se tutto dipendesse da te ma ben consapevole che in realtà è Dio che opera attraverso di te. Per cui ogni affanno viene escluso.
Questa “indifferenza” o “imperturbabilità”( magari si riuscisse ad averla! ) ha il significato di una pace interiore che tutti vorremmo e dovremmo raggiungere.
Se diventasse una precisa e stabile modalità di affrontare ogni situazione, saremmo tutti più in pace con noi stessi e con il mondo.
“A proposito della difficoltà di inquadrare il pensiero o le frasi del papa, mi viene in mente che anche quando si legge il Vangelo, a volte, si ha difficoltà a capire: anche il Vangelo non è un trattato teologico chiaro e rigoroso in cui si evitino difficoltà, paradossi o contraddizioni.”(Giuseppe S)
Queste parole mi ricordano molto quelle di un religioso carmelitano che una volta mi disse, senza avere dubbi, che non tutto di quanto è scritto nel Vangelo è chiaro.
Eppure molti, quasi tutti, stralciano frasi prese qua e là e le dicono, come inconfutabili, a sostegno delle loro tesi.
Per questo io sostengo che è più giusto far prevalere la visione d’insieme del Vangelo più che guardare alle singole parole ed espressioni.
Il voto però è segreto (a meno che in Argentina non sia palese cosa che dubito). Quando Bergoglio vota vota in quanto singolo e individuo non in quanto padre che parteggia.
Può essere che in lui ci sia un certo disinteresse per la politica (anche prima mi pare racconti di non aver votato per vari motivi). Io ancora non ho capito cosa pensi di molte questioni (non solo i principi non negoziabili ovvio).
Sul fatto che il Vangelo non si sempre chiarissimo è ovvio, non avremmo avuto eresie, concili, dispute accese se fosse sempre chiarissimo.
http://www.cvxtorino.it/cvxtorino/doc/eess.htm
PER VINCERE SE STESSO E
PER METTERE ORDINE NELLA PROPRIA VITA SENZA PRENDERE DECISIONI
IN BASE AD ALCUNA AFFEZIONE CHE SIA DISORDINATA
[22] PRESUPPOSTO. Per maggiore aiuto e vantaggio, sia di chi propone sia di chi fa gli esercizi spirituali, è da presupporre che un buon cristiano deve essere propenso a difendere piuttosto che a condannare l’affermazione di un altro. Se non può difenderla, cerchi di chiarire in che senso l’altro la intende; se la intende in modo erroneo, lo corregga benevolmente; se questo non basta, impieghi tutti i mezzi opportuni perché la intenda correttamente, e così possa salvarsi.
[23] PRINCIPIO E FONDAMENTO.
L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e così raggiungere la salvezza; le altre realtà di questo mondo sono create per l’uomo e per aiutarlo a conseguire il fine per cui è creato. Da questo segue che l’uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutano per il suo fine, e deve allontanarsene tanto quanto gli sono di ostacolo. Perciò è necessario renderci indifferenti verso tutte le realtà create (in tutto quello che è lasciato alla scelta del nostro libero arbitrio e non gli è proibito), in modo che non desideriamo da parte nostra la salute piuttosto che la malattia, la ricchezza piuttosto che la povertà, l’onore piuttosto che il disonore, una vita lunga piuttosto che una vita breve, e così per tutto il resto, desiderando e scegliendo soltanto quello che ci può condurre meglio al fine per cui siamo creati.
[155] Il terzo uomo vuole togliere l’affetto e al tempo stesso vuole rimanere indifferente se possedere o no il denaro guadagnato; infatti vuole conservarlo o non conservarlo secondo quello che Dio nostro Signore gli ispirerà e che egli giudicherà più utile per il servizio e la lode della divina Maestà. Intanto si considera completamente distaccato, sforzandosi di non volere quel bene né alcun altro, se non spinto unicamente dal servizio di Dio nostro Signore; sarà così il desiderio di poter meglio servire Dio nostro Signore, che lo spingerà a prendere o a lasciare quel denaro.
SEGUE
[156] Colloqui. Si fanno gli stessi tre colloqui che si sono fatti nella precedente contemplazione delle due bandiere [147].
[157] Nota. È da notare che, quando sentiamo inclinazione o ripugnanza verso la povertà materiale, non essendo indifferenti alla povertà o alla ricchezza, per liberarci da questa inclinazione disordinata giova molto chiedere nei colloqui sebbene sia contro la sensibilità che il Signore ci scelga per la povertà materiale; vogliamo, chiediamo e imploriamo questo, purché sia per servizio e lode della sua divina bontà.
[166]Il secondo modo di umiltà è più perfetto e consiste in questo, che io mi trovi in una disposizione tale da non volere né tendere ad avere la ricchezza piuttosto che la povertà, a cercare l’onore piuttosto che il disonore, a desiderare una vita lunga piuttosto che una vita breve, purché sia uguale il servizio di Dio nostro Signore e la salvezza della mia anima; e inoltre che non decida mai di commettere un peccato veniale, neppure in cambio di tutti i beni del mondo né a costo di perdere la vita.
[179] Secondo punto. Devo tener presente il fine per cui sono creato, che è lodare Dio nostro Signore e salvare la mia anima; e insieme devo rimanere indifferente, senza alcuna affezione disordinata, in modo che non sia propenso o affezionato ad accettare la cosa proposta piuttosto che a rifiutarla o a rifiutarla piuttosto che ad accettarla, ma mi tenga in equilibrio come il peso sul braccio di una stadera, per compiere quello che giudicherò più utile per la gloria e la lode di Dio nostro Signore e per la salvezza della mia anima.
Forse Ignazio non è poi così lontano dalla spiritualità francescana.
“A settant’anni c’è ancora un rischio. Quello di dover campare ancora molto”. E’ così che dice un vecchio proprietario terriero a Peppone e la sua squadra nel Don Camillo di Guareschi.
Luigi, se indifferenza ignaziana è distacco dalle cose del mondo, credo che questo passo non vada bene. Anzi, qui il digiuno è indicato come strumento di lotta all’indifferenza (in senso negativo)
http://translate.google.it/translate?sl=es&tl=it&prev=_t&hl=it&ie=UTF-8&u=http://www.aciprensa.com/noticias/ayunar-es-amar-y-ayuda-a-superar-la-indiferencia-afirma-cardenal-bergoglio/%23.UlK0hhaibR4
Ecco, qui si trova un interessante intervento dell’allora cardinal Bergoglio sulla carità. Forse qui un po’ di distacco ignaziano si trova perché il Papa parla della rinuncia e disegna la Chiesa latinoamericana. Mi scuso perché non ho tempo per tradurre l’intervento, ma mi sembra molto chiaro
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=es&tl=it&u=http%3A%2F%2Fwww.religionenlibertad.com%2Farticulo.asp%3Fidarticulo%3D28199&sandbox=1
Eucarestia rimedio all’indifferenza
http://www.almudi.org/Noticias/tabid/474/ID/1938/El-cardenal-Bergoglio-y-la-Eucaristia.aspx
Non vorrei andare fuori tema ma un mio vecchio zio (un prozio in realtà) sosteneva che nel voto si proiettano le proprie aspettative nel futuro e che quindi è più importante che votino i giovani piuttosto che gli anziani (specie quelli che hanno raggiunto la “quarta età”). Lo diceva da ottuagenario che aveva vissuto tutta la vita in una terra dove si mangia pane e politica e che apparteneva ad una generazione che considerava il voto come un diritto e un dovere civile. Forse uno dei problemi delle nostre istituzioni è proprio il fatto di rappresentare un elettorato molto “maturo”, geloso dei propri privilegi acquisiti e preoccupato di mantenerli il più possibile a qualsiasi costo, disposto a “mantenere” economicamente figli e nipoti ma senza lasciare loro troppo spazio e troppa responsabilità.
Se la logica è la stessa, può essere che l’Argentina, “nazione giovane”, abbia cercato di incoraggiare la presenza e la rappresentanza di “giovani” nelle proprie istituzioni elettive.
La straordinarietà di papa Francesco è anche in questo…
della politica non se ne interessa proprio.
Al massimo si limita a pregare o a chiedere che si preghi per i politici, cosi come fa per le “periferie esistenziali”… ( 😉 🙂 )
Mah Federico mi pare strano che a 70 anni sei troppo vecchio per votare ma a 78 puoi diventare Papa o a 88 Presidente della Repubblica.
Penso che il limite di 70 anni sia solo per l’obbligo. (in pratica se a 75 non puoi andare a votare è giusto non essere multati)
Mi chiedo dove è la logica che sottintende tutto questo.
Se a 70 anni sei “dispensato” dal votare vuol dire che il votare è una cosa gravosa e un triste dovere che compete ai giovani, i vecchi ne sono dispensati?
Dunque il votare non avrebbe una connotazione positiva ma negativa?
Potrei essere anche d’accordo ( anzi sono d’accordo) ma allora perchè anche i giovani non possono essere dispensati da questo noioso e negativo dovere che è il votare?
Mi continuo a chiedere dove è la LOGICA , in tutto quello che dice papa Bergoglio?
so già che mi risponderete: la logica non importa, la logica non è evangelica, la logica non conta, la logica è arida, la logica lasciamola agli intellettuali…..
benissimo , ma la mia mente , creata da Dio , è logica , come quella di tutti gli uomini è LOGICA. La mia ragione è logica.
devo dunque rinnegare la mia ragione per comprendere quello che dice papa Francesco?
Eppure per aderire al Vangelo non devo rinnegare la logica, e San Tommaso ha dimostrato che la fede cristiana non è per nulla illogica e antirazionale!
Nessuno deve rinunciare alla propria ragione per aderire alla fede cattolica!
nessuno è obbligato a credere in cose illogiche!
Veramente il primo articolo che ho postato chiariva che “per i neo elettori di 16 e 17 anni la legge prevede la facoltà di astenersi”.
In pratica nelle due estremità della vita non è obbligatorio (cioè non paghi la multa), probabilmente perchè si tiene conto che quando si è molto giovani o molto vecchi ci possano essere particolari situazioni al contorno.
(che ne so è più facile che gli ottantenni abbiano problemi di salute, valutare lo stato di salute degli anziani argentini per vedere se si meritano la multa o meno deve essere una scocciatura e così per giovanissimi che magari non sanno nemmeno cosa sia una scheda elettorale,).
Ubi,
6 ottobre 2013 @ 15:59
“Poi però ho avuto una intuizione…”
Ok, lo so che esistono intuizioni guénonianamente incomunicabili, ma non guasterebbe qualche dritta che ci faccia capire la tua criteriologia della “straordinarietà” (di cui peraltro in rationabile obsequium siamo tutti convinti).
Ciao e grazie!
Luigi ieri sera leggevo questo articolo di Riccardi secondo cui “papa Francesco potrebbe essere un papato del «pathos»” (http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-28408/)
Ora vedendo i brani citati da Tonizzo (che in realtà sono contro l’indifferenza) credo che la frase del libro di Von Balthasar sia corretta: da una parte l’indifferenza ignaziana mette così al centro Dio da relativizzare tutto il resto (anche la dimensione politica quindi) dall’altra c’è passione e calore partendo dal cuore di Gesù, dall’incarnazione. (la Carne di Cristo)
Questo potrebbe spiegare perchè Francesco spiazza, c’è il riportare al centro il Vangelo, Dio, la Preghiera , ma incarnandoli concretamente nella vita quotidiana con attenzione alle realtà più fragili in un modo che non si lascia facilmente inquadrare nelle categorie.
Pathos e indifferenza insieme.
Pensiero buttato lì che vale per quello che vale.
Qui un’eco della conferenza di ieri sera in parrocchia:
http://www.romasette.it/modules/news/article.php?storyid=11144
Rispondo a Lycopodium: lasciando perdere Guenon , è qualcosa di non spiegabile, che sta tra l’intuizione il preternaturale e la semplice ragione cosi come la fede. Ho cambiato chiave di lettura, questo Papa è un Pietro pescatore che pesca con le reti a strascico a maglie strettissime; forse però le “immagini più calzanti sono quelleè quella dell’ “uomo [che] fece una gran cena” e al “re che fece un banchetto di nozze per suo figlio”…
Straordinario…
Caro Ubi, ti ringrazio.
Mi interessa molto la tua adesione non banale a Pietro.
Perché è adesione e perché non è banale.
Colgo un tuo spunto, la parabola degli invitati al banchetto.
A pensarci bene, sembra che molti, che hanno rifiutato gli inviti precedenti, ora vedano con favore l’andare del re nei crocicchi e nelle strade.
Mi sa che vogliono far dimenticare che hanno già rifiutato gli inviti.
Forse sperano di essere tra quelli che giudicano la congruità dell’abito.
Paradossale compresenza di grano e loglio…
A me un po’ piace e un po’ no, Mi piace che dialoga, mi piace che si rivolge a tutti, mi piace l’invito alla carità non mi piace una certa asprezza, non mi ritrovo con una visione così assoluta di Dio che quasi sterilizza tutto quello che sta in mezzo, dalle paste alla vita di ogni giorno.
Riguardo a quelli che han rifiutato gli inviti, ricordo ratzingeriani che dettavano legge quando avevano ignorato 27 anni di pontificato precedente, adesso abbiamo nuovi bergogliani, questo è normale, il grano e il loglio fortunatamente non lo dobbiamo separare noi.
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/-ed79dbb0e6/
🙂
Sara, sfondi una porta aperta (da Papa Francesco)…
di curiali carrieristi, arrivisti, e e che trovano sempre e subito un altro cu..alcuno da leccare sembra ne sia pieno il mondo…
Forse, volevo scrivere “qualcuno”…
Non i riferivo alla Curia Ubi, ma all’accettare gli inviti cui si riferiva Lyco.
Anche con Benedetto c’è stato questo fenomeno di persone che si erano riaccostate alla Chiesa tramite lui.
Persone che magari avevano rifiutato gli inviti del Papa precedente, come sembra avvenire anche adesso.
Insomma, niente di nuovo.
(però oggettivamente si dà troppa importanza al carattere del Papa, il Papa è il Papa e basta, Benedetto si è pure dimesso per ricordarlo)
Chi? Benedetto Giuseppe Ratzinger? Il santo che si fece emerito?
No Sara, non è che io dia “troppa importanza al carattere del Papa”.
E’ che sono giunto a pensare che il Papa, il suo modo di essere non siano altro che come lo specchio delle necessità in cui ci troviamo e dei tempi che egli e noi dobbiamo affrontare.
Insomma davvero mi da l’idea del capitano della barca di Pietro: vedendo come opera, interpreto le condizioni del mare e se siamo vicini o lontani all’approdo.
Caro Luigi, capisco le esigenze del libretto per i Dehoniani e ammiro lo scrupolo nel documentarti, ma mi permetterei di suggerirti di non stare a far troppa filologia su tutto quello che questo papa dice, dato che lui stesso non sembra curarsene troppo. Ne dice tante, e non pare che badi molto a come le dice. E se non ci bada lui, perché dovremmo farlo noi?
Direi che questo è molto bergogliano: ognuno si regola secondo la propria idea di bene, (è così che si fa adesso, no?) quindi i cultori della sua eloquenza ne deliberanno ogni passaggio, tra periferie esistenziali, odore di pecore, cristiani di pasticceria e beata Imelda (e buon pro gli faccia! senza ironia). Chi invece ha altri gusti ne assumerà lo stretto necessario (io, per esempio, dosi omeopatiche) e tutti vivranno felici e contenti.
Vorrei anche dire alla cara discepolo di non preoccuparsi: qualunque cosa succeda nella chiesa (o non succeda, perché c’è anche questa possibilità: plus ça change et plus c’est la même chose), i sacramenti ci sono e ci saranno anche domani, di magistero ce n’è abbastanza dai venti secoli passati, quindi abbiamo tutto quel che ci serve.
Anzi, direi che la nuova situazione ha i suoi lati positivi: prima, quando c’era quell’altro papa di cui non ricordo il nome, mi sentivo spesso in colpa per negligenza verso quel suo magistero altissimo e prezioso … tutte quelle perle gettate a un porco come me mi facevano vergognare della mia pigrizia.
Adesso posso stare più tranquillo: so che non mi perdo granché. Basta lo stretto indispensabile: l’enciclica, per esempio, l’ho studiata con impegno, e anche la lettera a Scalfari l’ho molto apprezzata. Dall’intervista (o sedicente tale), invece, mi sono tenuto ben lontano, e quel poco che mio malgrado è giunto ai miei orecchi ha confermato la saggezza di questa scelta.
Insomma, con pochi e semplici accorgimenti (tipo cambiare canale quando in televisione spunta un servizio sul papa) si può continuare a voler bene al papa, come sempre.
Quanto poi a quell’esercizio di immedesimazione con “le ragioni del papa”, se si capisce che cosa intendo dire – esercizio in cui consisterebbe, a voler parlare seriamente, l’essenza della vera obbedienza cattolica – confesso di essere ancora all’abc, anche perché non ho mica capito come la pensi veramente e più parla meno lo capisco. Però non è un dramma: posso anche restare in prima elementare per tutta la durata di questo pontificato.
Tonizzo potresti darmi la fonte spagnola del testo da te linkato il 7 ottobre in traduzione automatica? Grazie
http://translate.google.it/translate?sl=es&tl=it&prev=_t&hl=it&ie=UTF-8&u=http://www.aciprensa.com/noticias/ayunar-es-amar-y-ayuda-a-superar-la-indiferencia-afirma-cardenal-bergoglio/%23.UlK0hhaibR4
http://donorione.org.ar/sitio/index.php?option=com_content&task=view&id=525&Itemid=556
Forse qua.
Grazie Sara. A te e a tutti segnalo che molti elementi sull’indifferenza ignaziana li ho trovati nel volumetto di Jorge Mario Bergoglio intitolato IN LUI SOLO LA SPERANZA, che riporta il testo degli esercizi ignaziani dati dal cardinale ai vescovi spagnoli nel 2006, tradotto da Jaca Book. Per esempio alle pagine 67 e 75.
Domanda sul “peccato sociale”. Nel volumetto citato al commento precedente ho trovato il concetto di PECCATO SOCIALE ENDEMICO, alle pagine 69ss. Pongo ai partecipanti al seminario una nuova domanda: conoscete altri luoghi dove Bergoglio o Francesco abbiano usato quell’espressione? Io al momento no.
Così a memoria mi viene in mente che parla di peccato in uno dei libri intervista (forse il primo) quando paragona i ristoranti dei ricchi e la miseria delle villas.
Guarderò appena posso con più calma.
Per i cultori della materia, se può esservi utile per l’apparato di note e il commentario: Di Pietro all’epoca di “mani pulite” aveva inventato la “dazione ambientale” che, come pseudoconcetto, può esservi accostato.
Può essere considerato un OT, ma è molto interessante, a mio parere.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/20127
A chi potrei consigliarne la lettura?
A tutti. Agli estimatori (tantissimi) del Papa “nuovo”; ai detrattori (pochi ma buoni) ;a quelli che, facendo gli schifiltosi, “possono restare im prima elementare”.
Questi ultimi in ogni caso ci resteranno comunque in prima elementare, qualunque papa dovessero ritrovarsi davanti.
Perché appartengono a quella categoria di persone che apprezzano, ad orecchio, i discorsi raffinati, e non “capiscono” i discorsi semplici anche se ricchi di concetti. Dunque,la prima elementare se la sono conquistata in eterno a pieno titolo.
In fin dei conti anche Gesù Cristo parlava con troppa semplicità.
Molto meglio di Lui gli esegeti, di raffinata(?) teologia, delle sue parole. Molto molto meglio.
Marilisa, grazie della segnalazione. Anche io segnalo questo ottimo articolo di Andrea Monda.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/20117