“La Chiesa non crolla, ha assicurato Papa Francesco, rispondendo a un sacerdote che nel suo intervento si era riferito al sogno di Innocenzo III che vide Francesco di Assisi sostenere l’edificio pericolante della Chiesa. E non crolla perché oggi, come sempre, c’è tanta santità quotidiana: ci sono molte donne e molti uomini che vivono la fede nella vita di ogni giorno. E la santità è più forte degli scandali. A questo proposito, il Papa ha raccontato il dialogo telefonico, avvenuto ieri, domenica 15 settembre, con una donna di Buenos Aires che gli aveva scritto una lettera su un tovagliolo di carta. A recapitarla al Pontefice era stato, venerdì, il direttore della televisione cattolica dell’arcidiocesi di Buenos Aires. La donna, che fa le pulizie nell’aeroporto della capitale argentina, ha un figlio tossicodipendente e disoccupato. E lavora per lui, sperando nel futuro del ragazzo. Questa è santità, ha commentato il Papa“: è un brano della cronaca pubblicata dall’Osservatore Romano riguardo all’incontro del Papa con i parroci di Roma avvenuto stamane nella Basilica di San Giovanni. Tornerò sull’argomento quando sarà pubblicato il testo del dialogo di Francesco con cinque preti che gli hanno posto domande.
Francesco e i santi d’ogni giorno
22 Comments
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Quello che affascina così tanta gente è la grandissima fede di questo Papa, che viene messa in evidenza da frasi come queste.
La Chiesa non crolla certo…
però il dolore di quelli che sorreggono con la spalla sotto è bello forte, perchè l’edificio è pesantuccio…
Divorziati risposati. Non è mancato nell’incontro del Papa con i sacerdoti di Roma il tema delle periferie esistenziali, riferito questa volta alla situazione dei cattolici divorziati risposati. “Un problema – ha ricordato Papa Francesco – che non si può ridurre soltanto” all’interrogativo se si possa “fare la comunione o no, perché chi pone il problema soltanto in questi termini non capisce qual è il vero problema”. È un “problema grave di responsabilità della Chiesa nei riguardi delle famiglie che vivono in questa situazione… La Chiesa “in questo momento deve fare qualcosa per risolvere i problemi delle nullità” matrimoniali. Il Papa ha ricordato che parlerà di questo argomento con il gruppo degli otto cardinali che si riuniscono i primi giorni di ottobre in Vaticano. Anche nel prossimo Sinodo dei Vescovi si parlerà sul “rapporto antropologico” del Vangelo con la persona e la famiglia, in modo che “sinodalmente si studi questo problema”. “Questa è una vera periferia esistenziale”.
Ha ragione Papa Francesco.
Se uno ha la sfortuna di sposare una “nullità” che vale “nulla” allora è ovvio che è “nullo” il matrimonio…
Dovremmo però metterci d’accordo su cosa sia che rende un individuo una “nullità” che vale “nulla”.
E’ assolutamente da escludere il valore economico!
Tutto si gioca sul valore morale e valoriale.
Ma poi dovremmo discutere su cosa e quali siano i valori e cosa e quale sia la morale.
Certo è una soluzione, solo che la Chiesa non dovrebbe limitarsi a osservare semplicemente “il Matrimonio è nullo”, ma dovrebbe almeno sentenziare “il matrimonio è nullo poichè lo sposo x o la sposa y è una chiavica.
Altrimenti è troppo facile…
Cmq, qualunquemente: “Più nullità per tutti” !
Che poi la nullità è un sintomo, ma non è la malattia.
La malattia è la diseducazione e la scristianizzazione.
E si combatte, innanzitutto “tuonando” contro ciò che provoca la scristianizzazione.
Poi si previene per gli anni a venire con le catechesi serie, la sana dottrina ribattuta mattina mezzogiorno e sera prima e dopo i pasti e la lotta serrata al relativismo.
Chiedeva Padre mariano (minuto 4,37):
“Chiediamolo francamente al buonsenso del nostro popolo ancora sano: un uomo o una donna che manchino a una parola solennemente data che persone sono? che cosa valgono? chi si può fidare ancora di loro negli affari?
Lo dice il proverbio popolare: chi fa dono di se e poi si pente non gli credere più, val proprio niente!”
“Nullità”, val proprio niente…
Che poi vorrei capire come già si chiedeva Tonizzo, come si fa a conciliare le posizioni di allora con quelle di oggi.
Il buon Padre Mariano diceva fesserie? O le si dicono oggi?
Delle due l’una…
Dimenticavo il link (grazie Tonizzo!)
http://www.youtube.com/watch?v=pevVN1PC_VQ
Chiedeva Padre mariano (minuto 4,37):
“Chiediamolo francamente al buonsenso del nostro popolo ancora sano: un uomo o una donna che manchino a una parola solennemente data che persone sono? che cosa valgono? chi si può fidare ancora di loro negli affari?
Lo dice il proverbio popolare: chi fa dono di se e poi si pente non gli credere più, val proprio niente!”
Saluto tutti ponendo(vi/mi) un interrogativo:
noi fedeli “tradizionali”, “vecchio stampo” diventeremo periferia esistenziale?
E se già lo siamo o lo saremo avremo tutta questa considerazione?
Ubi non l’avremo tutta quella considerazione. Non solo, ma ci verrà chiesto di fare festa per gli irregolari e per quelli dell’ultima ora. E saranno lune e musi.
Nella liturgia di domenica noi fedeli vecchio stampo avevamo un portavoce doc: “Ti servo da tanto e non mi hai dato mai neanche uno sguardo”.
Ma avremo un tempo supplementare – credo – e sarà alla fine della parabola – quando il Padre avrà replicato che bisognava fare festa per quella che scriveva sul tovagliolo – e noi, capita l’antifona, parteciperemo alla musica e alle danze.
Certo l’antifona la capiremo prima se il Padre avrà la bontà di proporla in latino:
epulari autem et gaudere oportebat, quia frater tuus hic mortuus erat et revixit, perierat et inventus est
Caro Luigi, senza offesa: mistificazioni!
Qui si mistifica anche la Parabola del figliuol predigo!
Il figlo che aveva sperperato i beni si PENTI’ !
E questi di cosa si pentono, dell’aver sposato l’uomo/la donna che hanno lasciato?
O si pentono di essersi risposati?
Nel secondo caso ci troviamo di fronte a un pentimento, ma nel primo?
E poi, diciamolo pure, senza voler giudicare male Papa Francesco, ma che fine ha fatto la “prudenza” nel parlare di certi temi?
Già è passata l’ide che ogni divorziato/risposato può invocare la nullità del matrimonio alle spalle!
Si ingenerano aspettative, speranze, su cose di cui si deve discutere, si deve decidere, e su cui probabilmente si approderà a un nulla di fatto!
E nel frattempo la gente ha sperato, si è illusa,e ha perso una grande occasione: quella di trasformarsi nel “figliuol prodigo”.
Nullità che, ci mancherebbe, c’è e deve essere contemplata, ma sono pochi, davvero pochi i casi in cui c’è una vera nullità.
Invece qui -per imprudenza nel parlare- passa l’idea del “qualunquemente”, più nullità per tutti.
Non scherziamo con le anime e con i cuori della gente. La Chiesa non è un partito che può permettersi di promettere e non mantenere! La Chiesa deve essere “prudente”!
“Già è passata l’ide che ogni divorziato/risposato può invocare la nullità del matrimonio alle spalle!”
O peggio ancora, Già è passata l’ide che ogni divorziato/risposato ha un matrimonio nullo alle spalle!
Chiedo a Pietro Toscanini – o a chi sappia – di mettere l’antifona
Fili tu semper mecum fuisti et omnia mea tua sunt 2875 CEVHRP [ChA.44v]
Luigi,
Accontentati di questo:
http://youtube.com/watch?v=Q0MdaPX2M3g&desktop_uri=%2Fwatch%3Fv%3DQ0MdaPX2M3g
Su due piedi non ho trovato di meglio.
Bravissimo Fabrizio, questa è meglio di quella che chiedevo.
Eccone una versione monastica:
http://www.youtube.com/watch?v=dGKqS0nubh0
Inizia al minuto 9:14.
Grazie ancora Fabrizio. Il Gregoriano è festa grande per me.
Grrazie e te, Luigi.
Mi hai fatto conoscere l’antifona “Fili tu semper mecum” che non compare nei libri canonici.
Per fotruna c’é I’ll monumentale cantusdatabase.org in cui l’antifona compare in diverse trascrizioni.
http://www.e-codices.unifr.ch/en/sbe/0611/61r/small
Tornerà utile.
Lo dico qui perché c’è spazio, ma vale anche per dove ci sono duecento e più commenti. Troppe letture a metà della Dottrina e della Scrittura. Là un economicismo senza cuore cristiano, qui la rimozione del lavoro di pentimento. Boh…
Il Papa è tornato sui santi di ogni giorno nell’intervista alle riviste dei Gesuiti, pubblicata il 19 settembre:
«Io vedo la santità — prosegue il Papa — nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani che hanno tante ferite ma che hanno il sorriso perché hanno servito il Signore, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nascosta. Questa per me è la santità comune. La santità io la associo spesso alla pazienza: non solo la pazienza come hypomoné, il farsi carico degli avvenimenti e delle circostanze della vita, ma anche come costanza nell’andare avanti, giorno per giorno. Questa è la santità della Iglesia militante di cui parla anche sant’Ignazio. Questa è stata la santità dei miei genitori: di mio papà, di mia mamma, di mia nonna Rosa che mi ha fatto tanto bene. Nel breviario io ho il testamento di mia nonna Rosa, e lo leggo spesso: per me è come una preghiera. Lei è una santa che ha tanto sofferto, anche moralmente, ed è sempre andata avanti con coraggio». «Questa Chiesa con la quale dobbiamo “sentire” è la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità“.
In quella stessa intervista così Francesco ragiona delle sue telefonate:
“Ho visto che è stata molto ripresa dai giornali la telefonata che ho fatto a un ragazzo che mi aveva scritto una lettera. Io gli ho telefonato perché quella lettera era tanto bella, tanto semplice. Per me questo è stato un atto di fecondità. Mi sono reso conto che è un giovane che sta crescendo, ha riconosciuto un padre, e così gli dice qualcosa della sua vita. Il padre non può dire “me ne infischio”. Questa fecondità mi fa tanto bene“.