Pubblicato dal “Corriere della Sera” il 13 marzo
TIMOTHY DOLAN (Usa) 63 anni
Arcivescovo di New York
Uomo energico e simpatico, disponibile a entrare in contatto con ogni ambiente, è presidente della Conferenza episcopale Usa e arcivescovo di New York: la sua elezione a Papa costituirebbe il superamento della «ineleggibilità» di un cardinale «yankee», come già fu superata la presunta ineleggibilità di un uomo di un paese comunista nel 1978 e quella di un tedesco nel 2005. La sua fama di comunicatore è mitica: ha presenziato alla convention repubblicana e a quella democratica durante le ultime elezioni presidenziali. A chi l’interrogava in questi giorni sulla sua fama di “papabile” diceva: “Ma quanta marjuana avete fumato?” Si è adoperato con efficacia per il risanamento dell’arcidiocesi di New York dallo scandalo della pedofilia. Sostiene che il cristiano dev’essere un “comunicatore di gioia”.
PETER ERDO (Ungheria) 60 anni
Arcivescovo di Strigonio-Budapest
Il Primate d’Ungheria parla sette lingue e benissimo l’italiano. Dal 2006 è anche presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, carica alla quale è stato rieletto nel 2011. In tale ruolo ha conquistato la stima di molti cardinali europei e africani che sono elettori nel Conclave: ha lanciato l’idea di meeting biennali per lo scambio tra Chiese europee e Chiese dell’Africa che hanno riscosso grande approvazione tra i vescovi dei due continenti. E’ molto impegnato anche in campo ecumenico. Come formazione è un canonista e un teologo, ha collaborato alla rivista “Communio” fondata da Ratzinger nel 1972. Ha studiato a Berkeley e ha un orientamento culturale complessivamente conservatore ma senza rigidezze ed è favorevole a un più stretto rapporto con le Chiese dell’Ortodossia e con l’Ebraismo.
SEAN PATRICK O’MALLEY (Usa) 68 anni
Arcivescovo di Boston
Cappuccino, 68 anni, missionario sull’Isola di Pasqua, cappellano per i latinos a Washington (insegnava letteratura ispanica e portoghese all’Università Cattolica), coraggioso nella “penitenza” per la pedofilia. Sarebbe un Papa in saio, fautore di un deciso rinnovamento spirituale e anche riformatore. Ha venduto l’episcopio andando a vivere in una appartamento per pagare i debiti della diocesi dopo gli scandali legati alla pedofilia. E’ stato tra i primi vescovi americani a gestire di persona un blog con il quale comunica con una grande quantità di visitatori. L’obiezione che un Papa americano proietterebbe un’ombra di potere politico e militare sul Papato sarebbe facilmente dissipata – se venisse eletto – dal suo aspetto mite e affabile, francescano nell’immagine della barba e dei sandali prima ancora che nei convincimenti.
MARC OUELLET (Canada) 68 anni
Prefetto della Congregazione per i Vescovi
Era considerato già un papabile nel 2005, quand’era arcivescovo di Quebec. Papa Ratzinger l’ha chiamato nel 2010 a dirigere uno degli organismi più importanti della Curia romana: la Congregazione che istruisce le nomine dei vescovi dove ha preso il posto del cardinale Re. Di tratto gentile, gran lavoratore, poliglotta e conoscitore sia del mondo ecclesiastico romano sia dell’America Latina: ha fatto per sei anni il missionario in Colombia e a Roma ha compiuto gli studi di teologia alla Gregoriana e di filosofia all’Angelicum. E’ stato anche docente per alcuni anni alla Lateranense e collabora alla rivista di teologia “Communio”, fondata da Ratzinger nel 1972. Le sue posizioni sono simili a quelle di Papa Benedetto in liturgia, ma di maggiore impegno nella promozione della collegialità e del laicato.
GIANFRANCO RAVASI (Italia) 70 anni
Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura
E’ il più colto tra i cardinali e Papa Ratzinger l’ha chiamato nel 2007 in Curia per dirigere il dicastero della Cultura, incaricandolo anche dell’iniziativa di dialogo con gli ambienti laici denominata “Cortile dei Gentili”. Il suo debole è che non ha esperienza pastorale avendo sempre fatto il professore e lo scrittore. Ha una grande facilità di parola, è un comunicatore affascinante, biblista di formazione e autore di una grande quantità di commenti scritturistici. Papa Benedetto l’ha incaricato di scrivere i testi per la Via Crucis del 2007 e di tenere gli Esercizi di Quaresima di quest’anno alla Curia Romana. La sua elezione starebbe a indicare un’intenzione di porre al centro la Parola scritturistica, facendone il fulcro del rinnovamento della comunità e del dialogo ecumenico e interreligioso.
JOSE FRANCISCO ROBLES ORTEGA (Messico)
Arcivescovo di Guadalajara
E’ presidente della Conferenza episcopale del Messico, è stato arcivescovo di Monterrey dove ha affrontato efficacemente grandi questioni sociali impegnando la comunità cattolica al fianco dei più bisognosi. Ha un bell’aspetto meticcio e un carattere tenace. Conosce abbastanza il mondo curiale vaticano, avendo studiato all’Università Gregoriana di Roma. Ha capito prima di altri lo scandalo del fondatore messicano dei Legionari di Cristo, Maciel Degollado, che riuscì a nascondere nei decenni – sia ai vescovi messicani sia ai responsabili del Vaticano – la sua condotta “scandalosa” di “poligamo” e pedofilo. E’ un comunicatore nato, sia nel contatto personale, sia attraverso i media. Capace di grande iniziativa nel contatto con ogni ambiente, twitta abitualmente con i fedeli e cura personalmente questa attività.
ODILO PEDRO SCHERER (Brasile) 63anni
Arcivescovo di San Paolo del Brasile
Conosce bene la Curia romana dove ha lavorato e dove fa parte delle commissioni per lo Ior e il bilancio, ma conosce ancora meglio la povertà delle periferie di San Paolo: è un uomo di modi semplici, gestisce personalmente l’Arsenale della Speranza, aperto ogni giorno ad oltre mille poveri e lo considera la sua «seconda cattedrale». E’ descritto come impegnato nel sociale ma critico dei teologi della liberazione schierati in politica. Ha dichiarato che occorre avere «tolleranza zero» contro i preti pedofili: “La Chiesa non li copra, ognuno deve rispondere delle sue azioni”. Ha fama di essere sostenuto dai responsabili della Curia romana: la sua elezione potrebbe portare a un riassetto che ne migliorerebbe la governance e la comunicazione con il mondo. Sua eminenza è in Twitter, dove ha 20 mila followers.
ANGELO SCOLA (Italia) 71 anni
Arcivescovo di Milano
La sua elezione riporterebbe il Papato in Italia dopo i 35 anni dei Papi polacco e tedesco. Abbina il carisma dello studioso con quello del pastore. Ha esperienza romana (è stato un collaboratore di Ratzinger alla Dottrina della Fede e Rettore dell’Università Lateranense) ma non è un uomo di Curia. Porterebbe a compimento l’attenzione degli ultimi due Papi ai movimenti ecclesiali. La sua provenienza da Comunione e liberazione è temuta dai colleghi italiani ma non è una cattiva carta – è anzi ottima – per i cardinali non italiani. Prima di essere chiamato a Milano era stato Patriarca di Venezia. Ha iniziativa nel dialogo interreligioso ed è stimato dagli interlocutori musulmani. Danneggiato dalla richiesta del capo di CL di mandarlo a Milano per correggere l’eredità dei “progressisti” Martini e Tettamanzi.
LUIS ANTONIO TAGLE (Filippine) 56 anni
Arcivescovo di Manila
E’ giovane – forse troppo – ma è preparatissimo come studi e come esperienze internazionali: di padre filippino e di madre cinese, è arcivescovo di Manila, ha studiato negli Usa e ha fatto parte della Commissione teologica internazionale, è uno degli autori della Storia del Concilio Vaticano II diretta da Alberigo (Il Mulino). Si rapporta con spontaneità alla gente più povera delle sterminate periferie di Manila e la sua immagine sorridente attira rapidamente le simpatie. Al Sinodo dello scorso ottobre ha reagito così ai lamenti sulla crisi della Chiesa in Europa: “Ho accolto con stupore le osservazioni sulla paura di essere in decrescita, sul numero dei praticanti, sulla reale influenza: io vengo dall’Asia e là noi non siamo mai stati in maggioranza eppure la nostra Chiesa è viva ed esprime gioia”.
PETER KODWO APPIAH TURKSON (Ghana) 64 anni
Presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace
E’ stato arcivescovo di Cape Coast e presidente della Conferenza episcopale del Ghana, relatore generale al Sinodo per l’Africa del 2009 e da quell’anno è presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace: conosce dunque sia l’Africa sia la Curia romana. Uomo di indole cordiale, sorridente, impersona una figura di cristiano attiva nell’aiuto ai poveri, ben decisa nel confronto con l’Islam, attenta alla protezione della natura, desiderosa di contribuire alla comprensione tra i popoli e alla pace in Africa e nel mondo: “La Chiesa – ha detto in una dichiarazione di questi giorni – esiste per accompagnare l’umanità nel suo cammino cercando di indicare, sulla base del Vangelo, le strade che l’umanità può seguire. Io ho grande fiducia che la Chiesa e l’umanità possano fare insieme quel cammino”.