Francesco Canova (1908-1998) è un sognatore alla dimensione del mondo. Medico, decide di andare in paesi lontani a curare popoli privi di ospedali e coinvolge nell’impresa la fidanzata Reginetta. Parte per la Palestina nel 1935 e appena avviato un ospedale per beduini rientra in Italia, si sposa e riparte con lei. Resta per dodici anni nel Medio Oriente facendosi tutto a tutti prima nel suo ospedale e poi nei campi di concentramento nei quali viene internato durante la guerra mondiale dalle autorità del Mandato Britannico sulla Palestina. Tornato in patria si fa promotore dell’invio di medici, uomini e donne, singoli e in coppia, in tanti paesi. Infine concentra la sua opera nei paesi in via di sviluppo e, specialmente, in Africa, realizzando a Padova un Collegio per studenti di Medicina intenzionati a “partire”. Il Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari) nasce nel 1950 ed è attivo oggi più che mai, con l’aggiunta al vecchio nome – dal 2003 – della denominazione “Medici con l’Africa”. – E’ l’avvio di un mio ritratto del Canova che la San Paolo sta inviando alle librerie: La radice di un grande albero. Francesco Canova medico, missionario, cosmopolita. Cliccando sul titolo vedi la copertina del volume e leggi la premessa, l’indice, la 2a e la 3a di copertina.
Canova e l’albero del Cuamm che ha piantato
10 Comments
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…un senso un po’ di timore, di sgomento, per questa incredibile tua creatività-fecondità… Che è una benedizione, certo…Ma anche le benedizioni sono qualcosa che inquieta, non è vero? Sacro timore
La reverenza, il senso della propria piccolezza che si dilata a dismisura, e tanta gratitudine…
Fiorenza bentornata.
Nico non esagerare – ricordi il nostro incontro a metà gennaio del 2012 in un bar di via San Francesco a Padova? Ero lassù a raccogliere documentazione su Francesco Canova, appunto…
Sarò di nuovo a Padova il 20 aprile per la presentazione del volume…
La scelta radicale del dott Canova rammenta molto quella di Albert Schweitzer. Ne ha seguito alla lettera l’esempio il quale -diceva il grande missionario tedesco, medico, musicista- “non è la cosa che influisce di più sugli altri: è l’unica cosa.Fin dalla mia più tenera infanzia [amava ripetere Schweitzer] ho sentito il bisogno di avere compassione…non riuscivo a capire perché, nella preghiera della sera, la mamma chiedeva di dover pregare soltanto per delle persone. In segreto aggiungevo una prece per tutti gli esseri viventi che diceva così: «Buon Dio, proteggi e benedici tutto ciò che ha respiro, difendili da ogni male e fa’ che ogni creatura dorma tranquilla. Fa che nessuno uccida ,neppure un insetto, né recida un fiore. Col tempo compresi che lasciar soffrire anche un solo essere senza intervenire, quell’omissione si prenderà la sua rivincita. Del nostro prossimo occorre avere cura infinita”. Parole che Canova seguì alla lettera, lasciando tutto, mettendo mano all’aratro senza voltarsi, sacrificando, come nel caso di Schweitzer la propria vita e quella della sua famiglia, del qual cosa però, un pochino rimprovero…ma è un mio recondito pensiero…
Ho sempre pensato che quando si avverte l’impulso così impellente e radicale all’apostolato tout court, non si dovrebbe prendere moglie, né generare figli…Di fatto la figlia di Schweitzer, Rhena, crebbe senza un padre. Un padre straordinario, sicuramente, ma che, di fatto, non conobbe e tanto ne soffrì da dire di lui in una intervista : ” posso dire di averlo conosciuto solo quando aveva ottantacinque anni. Lui stava in Africa, e se veniva in Europa era per concerti e conferenze, per guadagnare non tanto e non solo per me e mia madre,ma per il suo ospedale”.
“Nel gennaio del 1946 Francesco Canova rientra a Padova e può riabbracciare dopo sei anni Reginetta e la figlia Giordana che ora ha sette anni“: è un passaggio del mio ritratto. Ma la lontananza fu una conseguenza della guerra, non una scelta del medico in missione Canova: egli era partito con la sposa e aveva disposto le cose in modo che lei potesse stare con lui in Giordania anche dopo la nascita della prima figlia.
Una delle intuizioni più chiare del Canova fu quella della coppia in missione, che applicò innanzitutto a se stesso. Nella sua corrispondenza insisteva sull’opportunità che gli sposati partissero insieme.
A Padova il 20 aprile… potresti dirmi a che ora e dove, Luigi?
Aula Magna del Bo dalle 10.00 alle 12.30.
Grazie!
🙂