Cagliari, chiesa della Santa Croce, saltano le luci e si fa la messa prefestiva a lume di candela, in sacrestia: dodici persone compreso il padre Gabriele che celebra, dodici candele. La sacrista porta le candele, il marito le sedie. La lettrice avvicina la candela al Lezionario, il celebrante dice “due parole soltanto” dopo il Vangelo “perché altrimenti si fa buio e non abbiamo più neanche il chiarore che viene dalle finestre”. E ancora: “Non facciamo la preghiera dei fedeli perché siamo nel disagio”. Si fa invece la questua e una moneta cade a terra: “Scusate questa confusione” dice la questuante. Preghiamo con le candele in mano. Le vecchine che ci vedono per la prima volta svolgono cerimoniosi lamenti e si scusano di tutto: “Questa chiesa è bella, peccato che non la possiate vedere”. A noi piace vederla al buio, l’antica chiesa dei Gesuiti, che fu costruita sulle fondamenta di una Sinagoga quando anche da qui furono cacciati i Giudii alla fine del Quattrocento. E noi dodici meschinelli e le nostre dodici luci. Anche le parole del celebrante sembrano più raccolte tra gli armadi scuri della sacrestia che qui si chiamano “paratore” perché custodiscono i parati.
Messa a lume di candela nella chiesa della Santa Croce
27 Comments
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Un caro saluto a p. Gabriele che, in altri luoghi del web ho il piacere di incontrare.
Buona Domenica a Luigi e a voi tutti.
F.
Non conosco padre Gabriele ma mi unisco volentieri all’amico Fabrizio nel salutarlo.
Vorrei anche ricordare al “pianerottolo” che oggi 3 marzo Padre Enzo Bianchi compie 70 anni: buon compleanno, di cuore !
Buona domenica !
Roberto 55
Se è per questo (ed è molto meglio), il 2 marzo è il giorno di Pio XII.
Giorno della nascita (2 marzo 1876) e giorno dell’elezione (2 marzo 1939).
Comunque, caro padrone del pianerottolo, lei stava a Cagliari e non mi ha detto nulla?
Lycopodium… l’altro giorno mia moglie ha sbirciato il blog e la sera mi ha commentato…. “hi hi, c’è uno che si chiama come una medicina omeopatica…, ma chi è?”
«Padre Enzo Bianchi». Padre de che?
Non conosci Enzo Bianchi, amco Luigi Franti ?
Buona domenica anche a te.
Roberto 55
Mattlar,
saluti e riverenze alla signora, che mi invita ad un bagno di umiltà: pensavo d’essere più famoso di quel rimedio omeopatico…
Mi unisco agli auguri di buon compleanno a Enzo Bianchi.
Un caro saluto a Roberto55 e a voi tutti.
Non conosci Pio XII, amico Roberto55 ??
buona domenica anche a te!
MC
Per amor dell’obbiettività: Enzo Bianchi è un laico.
Non è ne’ un sacerdote ne’ un monaco. Non ha preso i voti.
Dunque l’appellativo di “padre” è del tutto fuori luogo.
Se lui si fa chiamare padre, anch’io laica , mi posso fare chiamare “Madre”
MC
Il “sig.” Enzo Bianchi, scrivendo oggi su Il Corriere della Sera ed esprimendo il suo “semplice, periferico parere”, tra l’altro scrive:
“È vero piuttosto che in tutta la chiesa, nel corpo sparso nel mondo – accanto a fermenti e realtà evangeliche magari nascoste come minoranze significative ed efficaci – ci sono conflitti, mancanza di buona fede, posizioni virulente e attacchi violenti e ingiusti.
In una splendida lettera, scritta con sentimenti e urgenze di comunione e indirizzata ai lefebvriani, monsignor Augustine Di Noia ha chiesto di riconoscere la bontà che è nell’altro con cui si è in disaccordo, ha invocato un’autentica dolcezza per favorire la comprensione, la pace e la pazienza
che ci porta alla comunione con carità. Ha chiesto anche che nessuno usurpi la missione del Papa, arrogandosi il diritto di correggere pubblicamente gli altri, mettendosi al posto del vescovo di Roma o sequestrandolo per averlo contro i propri avversari. È una lettera che potrebbe essere indirizzata a
tutti i cristiani.”
Chiedo scusa: scrivendo oggi su “La Stampa”…
Meno male che l’intervento dell’amico Lazzaro ha ridato senso a questo “post”, la cui discussione – grazie (si fa per dire …….) ai “contributi” (si fa, più che mai, per dire ……) di Luigi Franti e di Discepolo – stava diventando sempre più, diciamo così, strampalata.
Comunque, ciao a tutti !
Roberto 55
Lycopodium devi scusarmi – so che sei sardo ma chissà perché tendo a collocarti a Milano – e comunque non avverto neanche quelli di Milano, quando vado lassù. Nella pagina CONFERENZE E DIBATTITI elencata sotto la mia foto metto con un certo anticipo gli appuntamenti che mi portano di qua e di là. Chi volesse cogliermi sul fatto non ha che da tenere d’occhio quella pagina. E – post factum – uno di Cagliari, poniamo, può vedere, volendo, dove io sia stato nella sua città venerdì e stamane, e con quali pretesti.
Grazie Luigi del saluto inviatomi attraverso il nostro comune amico!
Anch’io non sapevo fossi in Sardegna, e se anche l’avessi saputo non sarei potuto venire!
Abito a pochi chilometri da Cagliari, in una città nota in questi giorni dal punto di vista calcistico. Il paragone con Milano non regge tanto. Da noi c’è sempre la possibilità – come diceva Totò – di fermarsi in piazza e aspettare che l’altro passi. Comunque, peccato per il mancato incontro.
Fortunato Lyco, sono stata in vacanza a Villasimius qualche anno fa posto stupendissimo!!
(Cagliari l’abbiamo vista velocissima, giusto il tempo di una tappa al museo archeologico.)
Caro Luigi neanche io sapevo che tu fossi in Sardegna.
Perché tu eri là?
Non me ne vorranno gli amici sardi per la mia prosaicità, ma appena mi si nomina la nobile terra di Sardegna, il mio pensiero corre al Cannonau e alle grappa in mille modi aromatizzata, al maialino, alla pecora bollita, al pecorino e al formagggio coi vermi, alle Seadas e al miele, ai gamberoni e alle aragoste.
I miei amici sardi mi hanno viziato troppo…
Mi sembra che lo stesso Enzo Bianche non si faccia chiamare “padre”. E’ priore di una comunità di monaci, ma non ho mai capito se questi monaci di Bose appartengono (o costituiscono) a un ordine religioso.
Chiamarlo “padre” è un “eccesso di zelo” che possiamo evitare.
Approfitto per condividere con voi la gioia per l’ingresso del nuovo arcivescovo della mia diocesi. Ieri è stato un giorno di festa grande per l’insediamento di Mons. Luigi Negri, che promette di essere «testimone credibile della presenza di Cristo, generatore e rigeneratore di questa Chiesa, per renderla più adatta al compito che il Papa ci ha affidato». Non lo aspetta un compito facile, ma la calorosa accoglienza di ieri è senza dubbio un buon inizio.
Evviva il priore della comunità di Bose!
Ottimo religioso, predicatore e scrittore. Da lui c’è sempre molto da imparare.
“Sposatevi ma restate fidanzati”
Caro Luigi, mi piacerebbe che con poche parole sintetizzassi il tema.
Chiedo troppo? Se sì, come non detto.
Sono grato a Christian Albini per questa ottima sintesi, su Enzo Bianchi,
postato oggi stesso sul suo blog:
http://sperarepertutti.typepad.com/sperare_per_tutti/2013/03/la-parabola-di-comunione-di-enzo-bianchi.html
Marilisa quel titolo è frequente nell’elenco delle mie conferenze. Mi chiamano a parlarne perché quelle parole le ho poste a titolo di un paragrafo del volumetto Io non mi vergogno del Vangelo. Rispondo alla tua richiesta riportando qualche passaggio di quel paragrafo:
La coppia cristiana si accontenti di presentare ai figli innamorati l’ideale dell’amore unico, fedele e fecondo, da vivere come “sacramento” (cioè come manifestazione visibile del mistero di amore che li unisce in Cristo), celebrato nella Chiesa. Non pretenda di trasmettere la precettistica tradizionale riguardante la vita di coppia, che dice troppe cose e scandalizza senza necessità. Quella precettistica su che cosa possono o non possono fare gli sposi quando si abbracciano non c’era in antico, non c’è in altre Chiese cristiane e sarebbe ora che cessasse anche nella nostra (…). Non si possono dettare regole a due che sono chiamati a divenire una sola carne (…). Per insegnare qualcosa ai figli, in questa materia così refrattaria alle prediche, la coppia cristiana dispone di tre vie: l’esempio della vita, la manifestazione quotidiana della gioia sponsale, la narrazione della propria storia d’amore (…). I nostri ragazzi fuggono il matrimonio non solo per la paura degli impegni duraturi, ma anche perché immaginano che mortifichi la spontaneità dell’amore. Convinceremo i figli a sposarsi se mostreremo d’essere rimasti fidanzati pur essendoci sposati.
Molto interessante, Luigi- Condivido alcune cose.
Questa, per esempio: “Non si possono dettare regole a due che sono chiamati a divenire una sola carne (…).”
Nel rapporto di coppia parlare di regole mi sembra arduo se non addirittura assurdo.
La vicenda relazionale segnata dall’amore è troppo personale perché possa prevedere delle regole. Soprattutto oggi che il mondo di ieri è morto e sepolto. Allora si seguivano, anche a malincuore, le stesse vie consolidate da secoli, dalle quali però a volte, nonostante tutto, si scantonava.
Tuttavia, venendo al tema, ho dei dubbi sulla validità dell’ “esempio della vita” come via da te indicata per insegnamento ai figli.
Tanti giovani cresciuti nell’ ambito di famiglie quasi perfette ed esemplari in realtà derogano, ovvero non riescono a seguirne l’ esempio. Cambiano strada.
“Convinceremo i figli a sposarsi se mostreremo d’essere rimasti fidanzati pur essendoci sposati.”
Può essere, ma non è detto che sia così.
Qua entrano in gioco proprio la vita e la personalità di ciascuno. Ed anche gli accadimenti negativi estranei alla vita di coppia.
Voglio dire che molte volte in un matrimonio subentra, a rovinare le cose, un dettaglio importante e quasi sempre presente in un rapporto che si prolunga nel tempo.
Si tratta del venir meno, per forza di cose, della “magìa” dell’amore tipica del periodo del fidanzamento.
Non pochi ne restano delusi e talvolta la si cerca di nuovo, egoisticamente, con altre persone, e questo è un grosso inciampo nella vita a due.
Inoltre la vicinanza continua nel matrimonio, la maggiore conoscenza che porta a rivelare difetti prima non visti o sottovalutati, e in seguito magari percepiti, invece, come intollerabili, altri fattori variabili nell’ambito lavorativo e così via, possono causare un inaridimento che allontana sempre di più fino alla decisione irrevocabile della separazione.
Del periodo “magico” del fidanzamento non ci si ricorda neanche più.
Io la vedo così.