Guardo in televisione la parata per la festa della Repubblica e ascolto dai colleghi telecronisti che ci sono oggi nel mondo 28 missioni militari italiane, impegnate in 19 paesi e tre aree geografiche. Missioni di pace, ovviamente. Vado su internet e trovo il documento Presenza militare italiana all’estero del Ministero della Difesa, aggiornato al 5 maggio, che dà in 8.514 il totale dei militari impegnati in quelle missioni: ne sono orgoglioso, mi pare una bella notizia, vorrei che fosse molto più diffusa. Ottomila nostri ragazzi che dividono contendenti e cercano di mettere pace tra popolazioni nemiche, procurano prefabbricati, pane, acqua e medicine a profughi e rifugiati. Ci vedo una forma attuale dell’evangelico “avevo fame e mi avete dato da mangiare”. Leggo in quel documento che nell’opera di ingerenza umanitaria siamo al terzo posto nel mondo per numero di uomini e al sesto per contributo alle spese. Nel soccorso ai disperati otteniamo dunque un piazzamento migliore che alle Olimpiadi, o nella ricchezza pro-capite.