Continuiamo a pregare insieme per gli ammalati, gli operatori sanitari, tanta gente che soffre questa epidemia. Preghiamo il Signore anche per i nostri sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati, portando la forza della Parola di Dio e l’Eucarestia e accompagnare gli operatori sanitari, i volontari, in questo lavoro che stanno facendo. – Così Francesco stamane prima della messa nella cappella della Domus Sanctae Martae. Nei commenti una mia nota e i link al testo e al video dell’omelia.
Il Papa: i preti abbiano il coraggio di andare dai malati
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Il coraggio di uscire. Un parroco di Roma mi ha raccontato dello sconcerto delle persone arrivate in chiesa domenica pomeriggio alle quali ha dovuto dire: “Non possiamo fare la messa. E’ una delle attività pubbliche sospese dal decreto di questa notte”. Quello sconcerto uno dei presenti l’ha anche gridato al povero prete: “Non avete coraggio. Questa è la Chiesa di Papa Francesco: una Chiesa che fugge invece di combattere”. Le parole dette stamane dal Papa ai sacerdoti sono di fatto una risposta a quell’accusa. Il coraggio non sta nel contestare la decisione delle autorità mettendo a rischio la comunità, ma nell’assumersi in proprio il rischio che comporta l’essere cittadini responsabili e cristiani coerenti in questa situazione. Se sei medico, infermiere, farmacista, taxista, pizzicagnolo, ristoratore, poliziotto, giornalista, politico, prete. Se sei prete uscirai e andrai dai malati. Esattamente come fanno il medico e il taxista, che escono e curano e trasportano. Se sei prete porterai ai malati la forza della Parola di Dio e l’Eucarestia. E sarà così che accompagnerai e animerai la comunità che è nel bisogno. Considero prezioso l’invito del Papa ai sacerdoti perchè escano con la Parola e l’Eucarestia e svolgano il loro ministero. Prezioso quell’invito anche a chiarificazione dell’atteggiamento della Chiesa in questa prova della comunità nazionale.
Per il testo dell’omelia vedi qui:
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-03/papa-francesco-messa-santa-marta-coronavirus-malati-diretta.html
Per il video qui:
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2020/3/10/santamarta.html
Sandrone chierichetto. La foto che ho messo nel post l’ho fatta io durante la diretta di TV2000. Il ministrante che versa acqua sulle mani del Papa è Sandro Mariotti, aiutante di camera, detto Sandrone a motivo del metro e novanta. Seguendo le dirette papali l’avevo visto reggere l’ombrello, aprire lo sportello dell’automobile, portare la borsa nera, raccogliere gli oggetti che vengono donati al Papa e in cento altre attitudini ma non l’avevo mai visto servir messa. Gli mando un saluto di simpatia.
Vangelo 11 marzo 2020
Mt 20, 17-28
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Gesù, i suoi discepoli e molta gente vanno verso Gerusalemme e lungo il cammino avvengono incontri, dialoghi. Esperienze che gradualmente plasmano il cuore di queste persone aprendole alla speranza di una vita piena di belle sorprese ma anche dai contorni ancora incerti. È naturale che le attese solo gradualmente si approfondiscano liberandosi dagli aspetti più meramente terreni. Il dialogo che si sviluppa è molto concreto. Si tratta di lasciare ogni cosa per un regno ma poi Gesù racconta la parabola dei lavoratori dell’ultima ora, retribuiti come quelli della prima. E pronuncia parole misteriose circa la sua morte e risurrezione. Seguire Cristo può talora apparire cone un viaggiare sulle montagne russe. La madre di Giacomo e Giovanni e i suoi due figli vogliono vederci chiaro. Ma senza esporsi troppo i due mandano avanti lei, anche manifestando una disponibilità e una in realtà formalistica “dignità” spirituale di credere in questo regno soprannaturale. E anzi anche una volontà di percorrere le difficili vie richieste da tale meta. Tutto il brano, sul servizio, orienta ad una sequela non delle forme ma del cuore. Si tratta di un cammino abissale se ci si lascia convertire realmente quando la grazia bussa alla porta. Venire liberati da schemi, convenienze terrene, timori, uniti sempre più ad un Dio che si fa uomo ed invece di riceverne gratitudine e amore viene giustiziato come un malfamato. L’amore autentico poco ha a che vedere con un certo potere e i suoi annessi e connessi. Voi non sapete quello che chiedete, osserva Gesù che sempre manifesta la sua comprensione amorevole del cammino dei discepoli. Amorevole, la parola dignità non fa sostanzialmente parte del linguaggio di Cristo. Un piano fasullo che ci può togliere la dolcezza di essere creature, bisognosi della sua grazia. È in essa la lungimirante fiducia di Gesù circa la vita che i discepoli sperimenteranno. Gradualmente liberati, risorti, proprio nel suo amore.
Una storia.
Un padre e una madre soffrono, sono in ansia, per la crescita complicata del figlio diciottenne. Ma il dialogo col padre spirituale infonde in loro una certa serenità. Nella preghiera, con il loro amore, anche al di là di qualche limite che pure cercheranno di superare, il ragazzo ha mille possibilità di assestarsi. In un tempo magari lungo, ma la pazienza e la lungimirante fiducia dei genitori farà bene anche al giovane che potrà sperimentare di avvilirsi di meno, di affrontare con una certa positività le debolezze che lo fanno penare.
“Signore Gesù,
Salvatore del mondo,
Speranza che non ci deluderà mai,
Abbi pietà di noi e liberaci dal male!
Ti preghiamo di vincere
Il flagello di questo virus che si va diffondendo,
di guarire gli infermi, di preservare i sani,
Di sostenere chi opera per la salute di tutti.
Mostraci il Tuo volto di misericordia
E salvaci nel Tuo grande amore.
Te lo chiediamo per intercessione di Maria,
Madre Tua e nostra,
che con fedeltà ci accompagna.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen.”
+ Bruno Forte
Ho assistito questa mattina alla Messa di papa Francesco. Mi è piaciuta, è durata 30 minuti esatti. Certo, papa Francesco è sempre all’opposizione: mentre si dice che tutti devono stare a casa, ha chiesto ai sacerdoti di uscire, per visitare i malati. Saggia decisione!
Rif. ore 11.50 – Comprovati motivi
Operati tutti i necessari discernimenti, anche portare una parola (e Altro) a una persona sola o malata/inferma è un “comprovato motivo” (che forse un vigile urbano non è necessariamente sempre in condizione di valutare).
Purtroppo così facendo i sacerdoti rischiano di contrarre il virus e soprattutto di essere veicolo di contagio per un numero altissimo di altre persone, specialmente per quelle persone anziane o debilitate da una malattia, alle quali vorrebbero portare conforto.
Basterebbe che i sacerdoti fossero presenti in chiesa, rispettando le condizioni previste dalle autorità civili (distanza, spazi ampi, mani pulite) e magari pregassero tutto il giorno davanti al Tabernacolo per le comunità loro affidate e per i singoli parrocchiani di cui conoscono i bisogni e le difficoltà.
Basterebbe che testimoniassero fede in Dio e incoraggiassero il loro gregge in questa terribile prova.
Per quanto riguarda “Sandrone” (che tra l’altro è il nome di una maschera di Carnevale delle mie parti…), mi domando: ma a Santa Marta non hanno un camice o una tarcisiana (non dico una talare con cotta, per carità!) della sua misura?
Capisco la praticità, ma la veste dei ministranti che servono messa dovrebbe essere diversa e distinguibile dalla tenuta dei maggiordomi che “reggono l’ombrello, aprono lo sportello dell’automobile, portano la borsa nera, raccolgono gli oggetti che vengono donati al Papa,…”, o no?
Con tutto il rispetto per il Papa proprio ora sarebbe meglio evitare di entrare in casa di persone già ammalate, o di anziani, per evitare di trasmettergli un possibile contagio.
E’ una sofferenza, ma possiamo sempre telefonare, stare un quarto d’ora al telefono… Chiedere ai parrocchiani che facciano il “turno delle telefonate” per tenere un po’ di compagnia alle persone sole.
Informarsi se hanno il necessario da mangiare, la scorta di medicinali, etc, ed eventualmente portargliele a domicilio…
Ma andare, e magari stare mezz’ora lì a chiacchierare direi che per qualche settimana sarebbe meglio evitarlo…
Maioba ben tornato nel pianerottolo dopo quasi tre anni di assenza. Nel frattempo qui le regole sono mutate ed è necessario firmare con nome e cognome. Volendo puoi mantenere il “nome da mostrare” Maioba e mettere nome e cognome in fondo al messaggio. Se lo fai rispondendo a questo mio saluto, siamo a posto. Bacio virtuale di buon ritorno,
In riferimento a 15.09
Sandrone con la cotta: chiudo gli occhi e lo vedo!
Grazie Luigi e un caro saluto a te e a tutti i condomini…
don Marco Statzu
Il portavoce alle 17.00 precisa. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha affermato quanto segue:
Questa mattina, nel dare inizio alla Celebrazione Eucaristica a Santa Marta, Papa Francesco ha voluto rivolgere una preghiera al Signore per i sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire ed andare dagli ammalati portando loro la forza della Parola di Dio e l’Eucarestia, chiaramente nel rispetto delle misure sanitarie stabilite dalle Autorità italiane.
Rif. 17.36 -Perchè no?
Siccome tutto è liturgia perchè no la tarcisiana quando tiene l’ombrello per il papa?
Vangelo 12 marzo 2020
Lc 16, 19-31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Gesù ci può dare in un cammino personalissimo nella grazia un appuntamento concreto in persone specifiche. Non è “come se” facessimo del bene a Lui. Egli è lì, se non un moralismo ma la grazia ci chiama. E allora in tale incontro riceviamo tanti doni spirituali e umani da Cristo ed in lui da quella data persona. In questo brano non si parla dunque di un uomo che non può vedere, perché ancora non ha il dono dello Spirito per farlo. Ma di un ricco che non vuole vedere. E non per una volta ma per tutta la vita. Una chiusura che può diventare ermetica. Anche se è davvero difficile giungere persino a questo, Cristo fa riflettere che si può giungere a rifiutare definitivamente la misericordia senza condizioni di Dio. Nell’inferno si sta malissimo, forse si vorrebbe stare bene ma non per le vie che sole possono far risorgere, quelle dell’amore. L’epulone chiede, vuole cose, senza cuore. Chiuso alla propria stessa umanità. Talora si può pensare che se ci apparisse Dio o un angelo, un parente, dal cielo ci convertiremmo. Ma se non è lo Spirito a toccarci il cuore, ad aprirci ad un cammino con Cristo, con tutti i suoi doni dopo qualche tempo non vedendo cambiamenti ci chiederemmo se non abbiamo avuto un’allucinazione. Non si tratta di un vedere fisico ma nello Spirito. Un tocco della grazia senza annesse esperienze sensibili, accolto, potrebbe portarci in una vita piena più di mille apparizioni.
Una storia
Senza la grazia, o senza però accoglierla, possiamo in mille modi non vedere il fratello, chiuderlo nei nostri pregiudizi, nelle nostre ristrettezze di cuore. Pensiamo a come è stato trattato in tanti casi Gesù stesso. In un gruppo di amici sui trentacinque anni si era formata una nuova coppia. Sembrava tutto molto bello ma dopo un mese cominciano litigi sempre più furiosi. Molti pensano ad un umano periodo di assestamento. Ma le tensioni nella coppia aumentano. Dopo sei mesi gli amici suggeriscono ai due di lasciarsi. Poi anche i genitori. Dopo un anno anche il prete della loro parrocchia e infine persino uno psicologo al quale si sono rivolti. Hanno compreso di portarsi dentro sofferenze ataviche ma la loro vita sembra cambiare solo un poco. Si lasciano e si rimettono insieme mille volte. Cercano ancora un altro sacerdote che, è stato loro detto, ascolta molto. Tale prete si rende disponibile. Cerca di comprendere ogni aspetto della loro vita. Le difficoltà nel tempo continuano a sembrare insormontabili. Certe ferite della vita passata sono molto radicate e sembrano mettere il dito nella piaga dell’altro. Gradualmente sperimentano i benefici del sentirsi amati da Dio che li comprende sul loro percorso, li accompagna a misura e non per schemi, li aiuta a vedere quanti momenti belli vivono insieme, a non ingigantire certe difficoltà… Ma grossi problemi restano e più di una volta domandano al padre spirituale se sia meglio lasciarsi. Lui risponde che la decisione spetta a loro. Se loro vogliono ancora provare lui vede tanti possibili semi di speranza nella loro vita. Hanno tanto desiderio di lasciarsi portare per mano da Dio, ne stanno sperimentando l’amore sereno, a misura, nei momenti belli condividono una fede profonda, hanno in comune tante cose belle e la loro storia sembra manifestare che, al di là di tanti ostacoli, si vogliono bene… I due ogni volta prendono coraggio, si sentono rasserenati per periodi via via più lunghi, finché dopo alcuni anni si assestano profondamente. Arrivano a celebrare un matrimonio felice e questa volta col consenso di tutti.
BENTORNATO, MAIOBA !
Ci sei mancato !
Adesso, però, non sparire per altri 3 anni -))) !
Un caro saluto.
Roberto Caligaris
Questo mio post è stato ripreso dal Sismografo:
https://ilsismografo.blogspot.com/2020/03/vaticano-il-papa-i-preti-abbiano-il.html