Francesco ha promulgato oggi una riforma del Sinodo che mira a rendere questo strumento della comunione episcopale più dinamico, meglio preparato, più rappresentativo, più efficace nella fase attuativa. Era una riforma più volte annunciata: già Francesco ne aveva parlato con l’intervista alle riviste dei Gesuiti del settembre 2013 e poi nel discorso al Sinodo del 2015, nel 50° di istituzione del Sinodo dei Vescovi. In esso aveva affermato che «il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» e citando Giovanni Crisostomo aveva affermato che «Chiesa e Sinodo sono sinonimi». A quelle idee è ispirata la riforma: nei commenti il rimando ai testi e la mia lettura che si tratti di una riforma larga e aprente.
Arriva la riforma del Sinodo: larga e aprente
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Comunione episcopale. La riforma è dettata con una costituzione Apostolica, la «Episcopalis communio» di Papa Francesco sul Sinodo dei Vescovi; e riceverà a breve istruzione applicativa e regolamento: arriveranno prima del Sinodo dei Giovani, che parte il 3 ottobre. Quando li leggeremo avremo maggiore presa sulle novità che sono state introdotte.
Qui il testo della Costituzione: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/09/18/0653/01389.html
Qui la presentazione alla stampa:
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/09/18/0654/01387.html
Da evento a processo. Una prima novità è l’incorporazione della fase preparatoria e di quella attuativa nel cammino sinodale. E’ quanto già avvenuto con le due Assemblee consecutive sulla famiglia, che si sono tenute nel 2014 e 2015, tra loro collegate, precedute da una consultazione del Popolo di Dio e da un Concistoro straordinario e seguite dall’Esortazione Post-Sinodale Amoris Laetitia nel 2016. Ovvero: diventa legge quello che era stato sperimentato.
Convocazioni presinodali. La fase preparatoria è più articolata rispetto alla normativa precedente e oltre a vari momenti di consultazione del Popolo di Dio prevede anche la possibilità di riunioni pre-sinodali locali, regionali e globali (art. 8). “Coordinata dalla Segreteria Generale del Sinodo, la fase preparatoria ha come scopo la consultazione del Popolo di Dio sul tema dell’Assemblea del Sinodo” (art. 5).
Novità sui membri. La norma generale è quella già presente nel Codice canonico al canone 346: e cioè i membri del Sinodo sono vescovi e chierici eletti o nominati dal Papa. Ma ora è previsto che “secondo il tema e le circostanze, possono essere chiamati all’Assemblea del Sinodo anche alcuni altri, che non siano insigniti del munus episcopale, il ruolo dei quali viene determinato di volta in volta dal Romano Pontefice” (articolo 2). Ecco una novità aprente. Nulla viene detto sui laici e le donne, ma si afferma che “altri” possono essere “chiamati”. Mi aspetto che “altri”, cioè non vescovi e non chierici, vengano chiamati già per il Sinodo dei giovani.
In più periodi. Viene introdotta la possibilità che le Assemblee del Sinodo, a giudizio del Romano Pontefice, possano essere celebrate in più periodi tra loro distinti. Come fu per il Vaticano II. E come in sostanza è avvenuto con le due assemblee concatenate del 2014 e del 2015 sulla famiglia. Si conferma l’introduzione – voluta da Benedetto XVI e mantenuta da Francesco – di alcuni tempi di dibattito libero tra i Padri, evitando che la riflessione avvenga esclusivamente per mezzo di interventi preparati in anticipo.
Autorità magisteriale. L’art. 18 contiene novità riguardanti il Documento finale. Dopo che esso sarà stato approvato dall’Assemblea e offerto al Papa, questi potrà decidere se approvarlo (nel caso ordinario di un’Assemblea di natura consultativa) o ratificarlo e promulgarlo (nel caso straordinario di un’Assemblea di natura deliberativa). In entrambi i casi, il documento finale parteciperà del “magistero ordinario del Successore di Pietro”, acquistando dunque una specifica autorità magisteriale. È significativo il fatto che, in caso di Sinodo con potestà deliberativa, il documento ratificato dal Papa verrà pubblicato con la firma di tutti i Padri sinodali, altra analogia con il Concilio ecumenico. – Forse in futuro diminuiranno le esortazioni papali post sinodali e diverrà abituale la pubblicazione di documenti finali sottoscritti sinodalmente, cioè conciliarmente, dal Papa e dai partecipanti all’assemblea sinodale.
Sinodo deliberativo. Il Sinodo deliberativo era una possibilità già prevista dal documento fondativo di Paolo VI, ma è la prima volta che qualcosa viene normato pensando a esso. Immagino sia da prevedere la convocazione di un Sinodo deliberativo, poniamo sull’ordinazione di “viri probati”, ormai indispensabile per assicurare la celebrazione dell’Eucarestia a tutte le comunità ecclesiali presenti sul globo.
Dinamismo e missione. Nell’intervista alle riviste dei Gesuiti che citavo sopra, Francesco aveva affermato che «forse è il tempo di mutare la metodologia del Sinodo, perché quella attuale mi sembra statica». Nel documento pubblicato oggi il dinamismo cercato dal Papa gesuita è così ventilato fin dal primo paragrafo: “Oggi, in un momento storico in cui la Chiesa si introduce in una nuova tappa evangelizzatrice, che le chiede di costituirsi in tutte le regioni della terra in uno stato permanente di missione, il Sinodo dei Vescovi è chiamato, come ogni altra istituzione ecclesiastica, a diventare sempre più un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. Soprattutto, come auspicava già il Concilio, è necessario che il Sinodo, nella consapevolezza che il compito di annunciare dappertutto nel mondo il Vangelo riguarda primariamente il Corpo episcopale, si impegni a promuovere con particolare sollecitudine l’attività missionaria, che è il dovere più alto e più sacro della Chiesa”.
Leggete Gilfredo Marengo. La prima interpretazione forte della riforma l’ho appena letta in Vaticaninsider ed è firmata dal teologo Gilfredo Marengo, buona testa e caro amico: “Non è esagerato affermare che la Costituzione apostolica Episcopalis communio rappresenta uno degli interventi normativi più importanti di Papa Francesco: dal punto di vista istituzionale il suo impatto sulla vita della Chiesa sarà probabilmente uno degli esiti più duraturi nel tempo di questo pontificato”.
http://www.lastampa.it/2018/09/18/vaticaninsider/episcopalis-communio-una-riforma-frutto-di-unesperienza-UfZYQ6x5hBUimz0MnmHR8O/pagina.html
C’ e’ una cosa che non mi e’ chiara : la consultazione del Popolo di Dio. Chi e’ nella pratica questo Popolo di Dio che viene consultato?
Per esempio per i Sinodi sulla Famiglia io non conosco
personalmente nessun cattolico, parrocchiano, praticante, che sia stato consultato. Chi e’ stato consultato? Su che criteri? In che modo si fa parte di questo popolo di Dio consultato? Io non ho visto l’ ombra di un questionario, chi ha compilato i questionari sul Sinodo della Famiglia?
Perche’ se il criterio della scelta di chi consultare fra i laici, ricade sui preti e sui
vescovi, allora diciamo che il “ popolo di Dio” e’ quello scelto d@gli stessi preti e vescovi.
Non d’ una questione da poco.
Trovo che il tutto manchi di trasparenza e chiarezza: un futuro Sinodo che dovesse prendere decisioni magisteriali attribuendole alla “ volonta’ del popolo di Dio” , ad esempio l’ abolizione del celibato dei preti, dovrebbe chiedere anche il mio parere, come quello di tutti i battezzati e praticanti. Cosa del tutto impossibile.
Percio’ se una consultazione viene fatta su un campione
accuratamente scelta dai vescovi fra chi la pensa gia’ in un certo modo dovesse impormi un Magistero , esempio l’ abolizione del celibato dei preti, dicendo che e’ la Volonta’ della maggioranza del Popolo di Dio, io sinceramente avrei molti dubbi.
Il tutto manca di vera coerenza. La Chiesa non puo’ essere una democrazia dove la maggioranza vince, ma se proprio vuole fingere di essere una democrazia dove si segue la “ volonta’ del Popolo “ allora dovrebbe seguire certe regole se no e’ una democrazia alla sud-americana, stile Maduro che dice di seguire la volonta’ del popolo.
Maria Cristina Venturi alla consultazione del Popolo di Dio nella Costituzione sono dedicati i paragrafi sei e sette che riporto qui e nel prossimo commento.
6. Anche il Sinodo dei Vescovi deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del Popolo di Dio: «Dallo Spirito Santo per i Padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama»[23]. Benché nella sua composizione si configuri come un organismo essenzialmente episcopale, il Sinodo non vive pertanto separato dal resto dei fedeli. Esso, al contrario, è uno strumento adatto a dare voce all’intero Popolo di Dio proprio per mezzo dei Vescovi, costituiti da Dio «autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa»[24], mostrandosi di Assemblea in Assemblea un’espressione eloquente della sinodalità come «dimensione costitutiva della Chiesa»[25]. Pertanto, come ha affermato Giovanni Paolo II, «ogni Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi è una forte esperienza ecclesiale, anche se nelle modalità delle sue procedure rimane sempre perfettibile. I Vescovi riuniti nel Sinodo rappresentano anzitutto le proprie Chiese, ma tengono presenti anche i contributi delle Conferenze Episcopali dalle quali sono designati e dei cui pareri circa le questioni da trattare si fanno portatori. Essi esprimono così il voto del Corpo gerarchico della Chiesa e, in qualche modo, quello del Popolo cristiano, del quale sono i Pastori»[26].
Ancora sulla consultazione:
7. La storia della Chiesa testimonia ampiamente l’importanza del processo consultivo, per conoscere il parere dei Pastori e dei fedeli in ciò che riguarda il bene della Chiesa. È così di grande importanza che, anche nella preparazione delle Assemblee sinodali, riceva una speciale attenzione la consultazione di tutte le Chiese particolari. In questa prima fase i Vescovi, seguendo le indicazioni della Segreteria Generale del Sinodo, sottopongono le questioni da trattare nell’Assemblea sinodale ai Presbiteri, ai Diaconi e ai fedeli laici delle loro Chiese, sia singolarmente sia associati, senza trascurare il prezioso apporto che può venire dai Consacrati e dalle Consacrate. Soprattutto, può rivelarsi fondamentale il contributo degli organismi di partecipazione della Chiesa particolare, specialmente il Consiglio presbiterale e il Consiglio pastorale, a partire dai quali veramente «può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale»[27].
Cinque punti normativi. L’articolo sei della parte normativa è poi intitolato “Consultazione del Popolo di Dio” e si compone di questi cinque paragrafi:
§ 1. La consultazione del Popolo di Dio si svolge nelle Chiese particolari, per mezzo dei Sinodi dei Vescovi delle Chiese patriarcali e arcivescovili maggiori, dei Consigli dei Gerarchi e delle Assemblee dei Gerarchi delle Chiese sui iuris e delle Conferenze Episcopali. In ciascuna Chiesa particolare i Vescovi svolgono la consultazione del Popolo di Dio avvalendosi degli Organismi di partecipazione previsti dal diritto, senza escludere ogni altra modalità che essi giudichino opportuna.
§ 2. Le Unioni, le Federazioni e le Conferenze maschili e femminili degli Istituti di Vita Consacrata e della Società di Vita Apostolica consultano i Superiori Maggiori, che a loro volta possono interpellare i propri Consigli e anche altri Membri dei suddetti Istituti e Società.
§ 3. Allo stesso modo anche le Associazioni di fedeli riconosciute dalla Santa Sede consultano i loro Membri.
§ 4. I Dicasteri della Curia Romana offrono il loro contributo tenendo conto delle rispettive competenze specifiche.
§ 5. La Segreteria Generale del Sinodo può individuare pure altre forme di consultazione del Popolo di Dio.
Rif. 19.16 – No all’autopreservazione
“…Il Sinodo dei Vescovi è chiamato, come ogni altra istituzione ecclesiastica, a diventare sempre più un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione”.
Sì alla evangelizzazione del mondo, no all’autopreservazione (della Chiesa – intendo). Il Sinodo è sulla giusta strada, mi pare.
Curioso che facciano le pulci al testo riguardo al coinvolgimento dei fedeli quelli che in occasione dei Sinodi indetti da GPII e BXVI, quanto di più pilotato dall’alto non si sia mai visto, non hanno mai eccepito nulla sul metodo, anzi probabilmente plaudevano a testi preconfezionati, alla cui redazione nulla aveva contribuito il popolo di Dio e poco gli stessi vescovi. Quando si dice “la coerenza”…
Alberto Farina
Il problema caro Luigi Accattoli e’ chi e’ il “ popolo di Dio “ consultato.
Chi e’ il popolo di Dio ? Tutti i battezzati .? E come si fa a consultare tutti i battezzati ?
Allora diciamo realisticamente che il popolo di Dio consultato e’ una “ parte “ , una minima parte, dei battezzati, quelli praticanti, che frequentano la parrocchia. Benissimo. Allora se c’ e’ una consultazione il parroco consultera’ i Suoi parrocchiani . Anche questo sembra utopistico se non impossibile. Chi riunira’ e Consultera’ tutti i parrocchiani? Allora solo una parte dei parrocchiani sara’ consultata.
Allora piu’ realisticamente il “ popolo” si ridurra’ ai” consigli pastorali” di ogni parrocchia, cioe’ a quei laici che contano qualcosa nella parrocchia.
Alla fine del discorso questo “ popolo di Dio” consultato saranno , la parte della parte della parte, i soliti laici clericalisti compagnuzzi della parrocchietta.
E tutti gli altri?
Mettiamo che un Sinodo con questi metodi decreti che il diaconato o addirittura il sacerdozio alle donne e’ “ vox populi”, voce unanime del popolo di Dio .
Siamo sicuri d questa “ voce unanime” , siamo sicuri che la maggioranza dei battezzati, dei praticanti, dei parrocchiani non consultati, siano favorevoli ai preti donna, oppure un campione NON rappresentativi della maggioranza ma molto potente attivo e presente a livello parrocchiale fara’ passare la sua opinione?
Avete capito quale e’ il problema?
Il problema e’ un problema di rappresentativita’ : il popolo di Dio e’ etichetta vaga e sconfinata.
Temo coloro che diranno “ Noi rappresentiamo il popolo di Dio” come coloro che dicevano “ Deus le vult “ ( Dio lo vuole ) oppure ancora peggio Gott mit uns ( motto dell’ Ordine Teutonico)
Dio e’ con noi “
Ribadisco: quelli a cui della sinodalita’ non gli è mai importato un fico secco, adesso si mettono a fare mille distinguo… Totò vi direbbe: ma fatemi il piacere…
Alberto Farina