La benefattrice arriva dalla barbona che invece di farle festa, come sempre, resta a terra e piange. L’altra le fa una carezza, le prende la mano e domanda “che succede”. “Ce n’est rien, ce n’est rien” fa la barbona tra le lacrime e i capelli. [Segue nel primo commento]
Anno: <span>2011</span>
– Una firma contro la droga – fa un ragazzo allampanato a una signora che tira dritto tutta infagottata, mormorando: “Crèdece!”
– Una firma contro la droga, lei è un papà – ripete quello mostrando la biro a un signore con sciarpa e sigaro che ribatte: “Sapessi dove te manderebbe io“.
Scena colta al cancello dell’Ospedale San Filippo Neri a Roma, stamattina alle 8,36. Mio pensiero sulla lotta tra il congiuntivo e il condizionale nel romanesco, oltre che sulla lotta alla droga in italiano.
E’ venerdì e un gruppo di una dozzina di ragazzi si ritrova per preparare la cena dei “barboni” che dormono alla stazione centrale di Bologna. Una parte di noi fa il “giro” dei negozi per raccogliere pane, salumi e brioches che non sarebbero vendibili all’indomani. Poi ci si raduna in parrocchia dove altri, specie i minori di 16 anni che non possono andare in stazione, tagliano il pane e imbottiscono i panini, dividendoli tra formaggio (per i musulmani) e carne. E magari pensi che qualcuno riceverà in mano ciò che stai preparando e che quello sarà tutta la sua cena, o il primo pasto decente da giorni. In un’ora si incartano fino ad una cinquantina di panini. – Un giovane amico di nome Pietro Canelli ha fatto su mia richiesta questo racconto che continua nel primo commento al post. Ringrazio Pietro e mi complimento per la sua scrittura e per quello che fa il venerdì sera, quando gli altri ragazzi si godono la prima serata libera della settimana.
Sono del parere che gli uomini di Chiesa abbiano detto abbastanza su Berlusconi e le sue feste e che – per il momento – non debbano dire di più. Almeno fino alla conclusione dell’inchiesta della magistratura. Se emergeranno responsabilità penali, sarà forse necessario che le guide della comunità cattolica tirino le somme, ma per ora è sufficiente quella specie di esorcismo collettivo nei confronti del “libertinismo” di Arcore che si è svolto lungo le ultime due settimane: da quando cioè – il 14 gennaio – abbiamo saputo dell’inchiesta a carico del premier per prostituzione minorile e concussione. – E’ il ponderato avvio di un mio articolo pubblicato oggi da LIBERAL a pagina 14 con il sibillino titolo IL DEGRADO MORALE? ORA ATTENDERE, PREGO.
Nicole Minetti mi è diventata cara a forza di vederla sui giornali e nei telegiornali. Ha l’età di una mia figlia. Della sua immagine mi piace tutto tranne il labbro imbronciato. Mi dispiace di vederla trattata come una prostituta, trattamento che non merita. Le consiglio di lasciare l’incarico alla Regione Lombardia – che non ha meritato – e di tornare alla vita che faceva in precedenza. Se lo fa prima di esservi costretta, ne avrà vantaggio.
“Vivere come minoranza fra credenti di un’altra fede aiuta anche noi oggi a purificare il nostro giudizio, imparando a vedere noi stesse e l’Islam con lo sguardo di Dio”: lo scrivono in una lettera di aggiornamento ai loro benefattori le monache trappiste di Valserena (Pisa) che hanno aperto un “monasterino” in Siria per “accogliere l’eredità” dei sette monaci martiri dell’Atlas, Algeria, trappisti anche loro, uccisi nel 1996. Ad Aleppo dal 2005, l’estate scorsa si sono trasferite nel territorio del villaggio maronita di Azeir, su un colle vicino al confine con il Libano, nella fascia centrale della Siria. Ne abbiamo parlato qui con un post del 18 gennaio del 2010. Allora erano quattro, ora sono sei. Le saluto con un bicchiere di Vino Nuovo.
«Nessuno chiede di tacere episodi, fatti, denunce, indagini che riguardano quanti sono chiamati ad animare e a guidare il Paese e dai quali tutti attendono esemplarità, nel pubblico e nel privato. Ma, mi domando: giornali e tv contribuiscono davvero a costruire e a promuovere la pubblica opinione quando si lasciano contagiare dal clima avvelenato e violento causato da una politica che dimentica o sottovaluta i bisogni reali e concreti delle persone? I problemi veri del nostro Paese non sono certo quanto da mesi leggiamo nelle cronache politiche»: parole del cardinale Dionigi Tettamanzi nell’incontro di oggi con i giornalisti. E’ una settimana abbondante che sono in giro per questi incontri dei vescovi con la stampa che avvengono intorno alla festa di Francesco di Sales, 24 gennaio. Ovunque – Rimini, Modica, Macerata – ho sentito le stesse parole: che media abbiamo, che politica abbiamo, che paese abbiamo? Vedi qui le altre sagge parole del vescovo Dionigi.
Ho chiesto alla mia gente: “Che succederebbe se sua figlia sposasse un tedesco e se una seconda figlia volesse sposare un francese?” Uno rispose: “Beh! Signor Vescovo bisogna andare incontro alla volontà delle nostre figlie”. “E che succederebbe se la terza sposasse un indio?” Non feci in tempo a dirlo che saltò su dalla sedia e io “Perché nessun problema con gli altri due? Questa è discriminazione! – Venne un indio con il suo padrone: era lì per chiedere una messa ma non parlò mai con me, parlava sempre il padrone. Nonostante io gli parlassi nella sua lingua, rispondeva per lui sempre il padrone. Io rimasi traumatizzato. – Ho duecento diaconi indigeni e quando diamo la comunione vi sono persone che cambiano fila per non ricevere la comunione dalle mani di un Indio. – Lunedì 24 è morto a 85 anni il vescovo messicano Samuel Ruiz Garcia, grande difensore degli indios del Chiapas, vescovo di San Cristóbal de las Casas dal 1959 al 2000. L’avevo incontrato durante la visita di Giovanni Paolo II nello Yucatan, nell’agosto del 1993. Lo saluto clon un bacio di fratello. Ho riportato qui tre passaggi di una sua conferenza, tenuta a Ferrara il 15 febbraio 1998, Nel primo commento riporto un ringraziamento di don Samuel a papa Wojtyla per la predicazione che svolse in Messico nel 1993.
Sono stato in Sicilia, c’erano mandorli in fiore tra Rosolini e Modica e volevo farvelo sapere. Arrivo domenica sera all’aeroporto di Catalia, due gentilissimi mi portano alla casa del vescovo di Noto, Antonio Staglianò. Egli è poeta e mi dà un suo poemetto intitolato MORTE DOV’E’ LA TUA VITTORIA (Edizioni Santocono 2010). Ricambio con un abbraccio. Una notte nella sua residenza, che è sulla destra del duomo di Noto, che a vederlo ti sembra di sognare. Ora poi che è ripulito, e col mattino in faccia. Su quella scalinata. Poi in automobile verso Modica, lungo la Cava d’Ispica. Con intorno il bianco dei mandorli. A Modica lo splendore di San Giorgio visto quinci e quindi. Cioè andandoci dentro e uscendone fuori, cercandolo infine dalla collina di fronte. “De enfrente” come diceva quello. Un bel dibattito nel giorno di Francesco di Sales “sulla sfida educativa e la cultura digitale”. A pranzo dalle Benedettine. Un articolo improvvisato su Bagnasco e Berlusconi e il rientro a Roma. E’ tutta vita.
Vado molto in giro e mi fanno domande e io rispondo. Le mie risposte sono più secche quanto la questione mi trova incompetente. Eccone cinque.
Berlusconi si deve dimettere per le risultanze provvisorie sulle feste di Arcore e il caso Ruby? No, ma deve accettare la convocazione che ha avuto dai magistrati.
“Chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti, finchè il processo di accertamento dei fatti sarà completato” hanno scritto i cattolici del Pdl. Giusto. [Segue nel primo commento]
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