Hanno dato Ungaretti tra le tracce di italiano alla maturità: Lucca, dalla raccolta L’allegria. Una poesia del 1919, felicissima nel darci l’intreccio della vita tra l’Egitto dell’infanzia, la Toscana dove ora è tornato e quella mitica dei racconti della mamma, nonchè il domani senza patria: “In queste mura non ci si sta che di passaggio. / Qui la meta è partire”. Tutti siamo stati in Egitto da piccoli e siamo arrivati un giorno in un posto nominato dalla mamma. Ho tanto amato i compiti in classe di italiano quando ne fu il tempo e tanto mi piacque e piace Ungaretti che davvero “La mia infanzia ne fu tutta meravigliata”, come dice il verso che ha più luce tra i 19 di questa poesia. Ed è così che ho deciso di fare anch’io oggi la prova di italiano, per vicinanza ai ragazzi della maturità. [Nel primo commento l’intera poesia].
Anno: <span>2011</span>
“Voglio ringraziare chi da ventisei anni mi ha assicurato con professionalità e intelligenza la libertà di tante esperienze e la sicurezza di un quotidiano ordinato: Adzinda Fortes, la capoverdiana che considero ormai il mio angelo custode”: così leggo alle pagine 21-22 di Passare la mano. Memorie di una donna del Novecento incompiuto (ed.Viella) di Paola Gaiotti de Biase, amica di mille imprese (83 anni, già parlamentare europea e poi italiana, prima Dc e poi Pds). Offro un bicchiere di Vino Nuovo a Paola e ad Adzinda e all’intreccio di vite che le ha fatte amiche – perchè davvero esso “possa essere segno di una solidarietà fra gli umani che vada oltre le attuali disuguaglianze e disparità e ci faccia ritrovare fratelli e sorelle”.
Alla mostra del Guariento (vedi post del 17 giugno) ho trovato questa dolcissima figurazione della Trinità di un contemporaneo che si denomina graziosamente Nicoletto Semitecolo (Venezia, notizie dal 1953 al 1370), con la didascalia: Trinità. Tempera su tavola, cm 53,5×60,5; proveniente da Padova, Cattedrale, Sacrestia dei Canonici – Padova Museo diocesano – inv. Fay0877. La dedico ai visitatori, nella domenica della Trinità, segnalando la divina e umana tenerezza che qui unisce il Padre al Figlio, le cui mani appaiono sovrapposte, insieme crocifisse e insieme risanate.
Ho recensito per il Corsera il volume di Piergiorgio Odifreddi CARO PAPA TI SCRIVO (Mondadori 2011) ed egli mi ha ringraziato avendo trovato di tono laico la mia lettura del suo volume, tono che non si aspettava essendo il mio cognome un anagramma di CATTOLICA. L’ho ringraziato del ringraziamento ed ecco una risonanza senza veli a questi salamelecchi professional-mondani.
A Padova, dal Guariento, in grande festa. Ho contato gli angeli che sono stati invitati alla mostra e sono 57. Gli ho chiesto di portare un saluto ai miei visitatori.
“Ti ho sempre considerato un segno, fin dal primo momento. Un segno attraverso il quale il Signore cercava di allontanarmi dagli errori, di darmi un’altra possibilità”: così Daniela Dichiara parla al figlio Stefano – colpito da tetraparesi spastica distonica – nel volumetto di Jessica Dichiara intitolato Racconto di te. I primi diciotto anni vissuti da un ragazzo speciale (Edizioni Simple, Macerata 2010): gli dedico un bicchiere di Vino Nuovo.
«Spero si ponga fine alla guerra e ai bombardamenti in Libia: solo con un governo, qualunque esso sia, si può gestire il fenomeno immigrazione, altrimenti continueremo ad avere immigrati, immigrati, immigrati»: parole del ministro Maroni che ricorda che «il Parlamento Usa ha detto al presidente Obama “basta spendere soldi in Libia”: il governo italiano e i governi europei dovrebbero fare la stessa cosa». «Tutti i servizi segreti – ha spiegato Maroni – non riescono a trovare Gheddafi mentre lui gioca tranquillamente a scacchi: c’è qualcosa che non funziona e noi siamo gli unici a subire impatti negativi da questo: sono già infatti oltre 20.000 i profughi arrivati dalla Libia». Già in altra occasione sulla guerra e ancor prima sui migranti avevo detto che mi ritrovavo nelle parole di Maroni e oggi ancora. Leggi tutto.
Ieri a Filottrano, Ancona, avevo un incontro intitolato DISCUTERE E COMBATTERE CON I FIGLI: MA IN CHE LINGUA? E’ stato bello, un teatro pieno: “Abbiamo raggiunto il quorum” ho detto in apertura con allusione agli organizzatori che temevano una scarsa affluenza. Molta discussione, tutta in tema. Una bambina di 4a elementare mi ha posto questa domanda: “Che si può fare se in famiglia succede qualcosa, c’è un problema e non si riesce a superare quello che è successo?” Le ho chiesto di farmi un esempio del “qualcosa” che poteva succedere. La sala era piena di madri e maestre che si sono fatte serissime temendo che la mia domanda potesse mettere in difficoltà la bambina o la sua famiglia. Lei ha risposto tranquilla: “Per esempio se muore un amico”. Ho risposto così: “La famiglia è il luogo dove ci si aiuta quando succede qualcosa. I più grandi aiutano i più piccoli. I piccoli fanno compagnia ai grandi. Tutti insieme vanno a fare visita alla famiglia di quello che è morto. Se questo non basta per sopportare il dolore per la mancanza della persona morta, si può cercare aiuto in altre famiglie. Quelle dova vai a fare i compiti, o a giocare, o con le quali fai le vacanze. Così si può fare una famiglia allargata, che avrà maggiori possibilità di aiutare quelli che sono tristi a superare la loro tristezza”. La banbina ha detto che aveva capito la mia risposta ed era contenta di essa. Non ho mai avuto – in mille e millanta conferenze – una domanda più giovane di questa.
Non sappiamo ancora se il quorum ci sarà, ma la buona probabilità che ci sia – avvertita fin dalla vigilia – ha ravvivato il dibattito, ha mosso gli argomenti e le persone, ha attivato la partecipazione. A quanto ho potuto vedere intorno a me in questi giorni, la realistica possibilità che si arrivi al 50% più uno ha fatto bene alla democrazia. Io non ritengo sia un dovere votare comunque: può ben esserci la scelta di non andare a votare sia per impedire il raggiungimento della soglia, sia per disinteresse alla materia. Ho praticato ambedue queste vie. Ma considero un dovere prendere parte alla discussione, quantomento per dire che la materia è ininfluente e non vale la pena scomodarsi per la prevalenza dell’una o dell’altra opzione. E’ dunque con soddisfazione che guardo a quanto si è discusso sui quattro quesiti in questi giorni con i figli, gli amici, nei giornali per i quali collaboro, in parrocchia, qui nel blog, al bar e per strada. Credo che il risultato della circolazione dei pareri vada visto come positivo anche se il quorum venisse a mancare: ma io sono tra quelli che si sono adoperati – e si adoperano: anche con questo nuovo post – per raggiungerlo.
Sono a Pistoia dove ho parlato in piazza del Duomo per la veglia di Pentecoste insieme al vescovo Mansueto Bianchi- “Dobbiamo rischiare di più la nostra presenza per le strade e nelle piazze”, dice il vescovo che ha voluto questa veglia in piazza perchè la comunità ecclesiale si facesse presente alla città. Il meteo non dava sicurezza, ma l’ottimo vescovo ha mantenuto l’appuntamento all’aperto e non abbiamo avuto pioggia. Buona Pentecoste a tutti da questa bella veglia in una piazza affollata.
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