“Storico sorpasso in America: bimbi bianchi in minoranza. Sotto i due anni di età ispanici, asiatici e neri hanno già preso il sopravvento”: così un titolo del Corsera del 25 giugno a p. 19. Che ci stiamo muovendo verso un’umanità più mescolata e colorata l’avevamo già visto dalle nostre scuole: METICCIATO A SCUOLA: IL FATTO E IL SIGNIFICATO. In altra occasione qui si era detto che l’umanità meticcia di domani sarà più bella, più varia e più ricca.
Anno: <span>2011</span>
“Salga il nostro pianto dirotto, assieme a quello di Giovanni, l’autore dell’Apocalisse, per implorare la vittoria dell’Agnello sulle nostre divisioni”: così Emilio Gandolfo, prete di La Spezia, biblista, patrologo e martire della carità (1919-1999). Alla biblioteca Bibli di Trastevere il 28 giugno sono stato tra i presentatori della seconda edizione del suo volume capolavoro Lerra e Spirito. Lettura della Bibbia dalle origini cristiane ai nostri giorni (EDB). La citazione che ho riportato è nell’ultima pagina di quel volume. Gli dedico un bicchiare di Vino Nuovo. Altro mio testo su Emilio Gandolfo è nella pagina CERCO FATTI DI VANGELO elencata sotto la mia foto, al capitolo 1 NUOVI MARTIRI, sezione b MARTIRI DELLA CARITA’: Emilio Gandolfo: “L’anima mia non sono io”.
In casa c’è una colf nera e Giacomo, quattro anni, va matto per il suo bel colorito: “Mangio tanta cioccolata per diventare come te”.
Ho visto tra le case della via una gabbiana che accompagnava la gabbianella al primo volo. Si buttava lenta dal cornicione, non come quando si slancia per girare ad ali spiegate ma come una mamma scivola in una piscina tenendo una bimba in braccio e muovendo appena l’altra mano a pelo dell’acqua. Subito la gabbiana tornava al cornicione e di nuovo si lasciava andare per attirare a sè la gabbianella che infine è come caduta nell’aria con un frullo d’ali confuso e andava giù e su senza sapere come. Allora la gabbiana si è slanciata in un volo a spirale verso il basso in modo da starle vicino da ogni parte e la seguiva e l’anticipava, le mostrava le virate, le risalite, il testa in giù, le mosse per schivare fili e comignoli. L’aiutavo con gli occhi come mi era capitato di fare una volta che avevo visto in campagna una cavalla trottare a scuola del puledro che la seguiva incespicando.
Ringrazio i visitatori dell’ottimo dibattito seguito al mio post del 28 giugno sul patriarca di Venezia che diviene arcivescovo di Milano e a un collegato articolo che ho scritto per Liberal. Era ispirato all’idea che se ognuno fa un passo si può fare famiglia. Sono amico di Martini, di Tettamanzi e di Scola e sono stato con gaudio alla messa e alla mensa di tutti e tre. Nei miei Fatti di Vangelo ci sono storie segnalate da ognuno di loro. Quando Ballestrero fu mandato a Torino al posto di Pellegrino io parlavo come l’altro ieri per Scola e tanti intorno gridavano al tradimento. E fu accolto male anche Tettamanzi che prendeva il posto di Martini. A suo tempo fu guardata come una tragedia la successione di Luciani a Montini e di Wojtyla a Luciani. Aiutiamoci a guardare più ampiamente. Sono contento che il mio blog abbia le due campane.
Angelo Scola arcivescovo di Milano è un’ottima scelta. Lo conosco da trent’anni e conversando con lui non ho mai avuto l’impressione di perdere tempo. E’ un uomo intelligente e generoso. Cerca parole nuove per nuovi problemi. E guarda lontano. Ma è ciellino: e che ne viene? Schuster era benedettino, Martini è un gesuita. A Milano un arcivescovo di formazione ciellina può creare tensioni: meglio le tensioni che l’addormentamento. Durerà al massimo sette anni: una cifra sacramentale. Proprio ora che Milano va a sinistra: ma Scola non sta fermo e questo è ciò che importa. Il nuovo arcivescovo pare fatto apposta per la nuova Milano: Zingaropoli, moschea e meticciato di civiltà.
I leghisti fanno il tiro alla fune tra la sponda lombarda e quella piemontese del Ticino, tra Sesto Calende e Castelletto Ticino. La fanno tutti gli anni, ma oggi la fune si è spezzata e ci sono state ferite e ammaccature. Vorrei saperne di più: la mia infanzia marchigiana è piena di tiri alla fune ai quali partecipavo con entusiasmo. Ho letto nei siti notizie bislacche, ho visto foto doloranti e sono perplesso per un particolare, che è stato dato così da tutti, forse sulla base di un’agenzia: “Probabile causa della rottura la forte tensione accumulata sulla fune vicino al punto in cui era collegata al trattore, che ‘partecipava’ al tiro alla fune come se fosse un concorrente”. Ho la mente rutilante di domande: ma c’era un trattore anche sulla sponda piemontese? Come mai i tiranti lombardi sono caduti con la faccia in avanti facendosi un male boia, mentre i tiranti piemontesi sono caduti sulla schiena? In attesa dei quotidiani di domani azzardo una malvagia interpretazione. Il trattore era solo dalla parte dei lombardi e serviva per mostrare che vince chi sta con Berlusconi. Era l’ultimo dei tiranti e dunque i bipedi – rotta la fune – sono restati in balia del tiraggio piemontese che li ha precipitati in avanti. Morale: se si rompe la corda del Berlusca, i tiranti padani vanno a faccia in giù.
“Fosse per me rimarrei fidanzata con tutti i miei ex”: così l’attrice Gabriella Pession a IO DONNA di oggi. Quando si dice la fedeltà.
“A partire dal rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre del 1943 e nei giorni successivi, monasteri e orfanotrofi, tenuti da ordini religiosi, hanno aperto le porte agli ebrei e abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione dei più alti vertici del Vaticano, che erano quindi informati di questi gesti. Sarebbe pertanto un errore dichiarare che la Chiesa cattolica, il Vaticano o il Papa stesso si opponessero alle azioni volte a salvare gli ebrei. È vero piuttosto il contrario: hanno prestato aiuto ogni qualvolta hanno potuto“: così ha parlato ieri l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede consegnando la medaglia di “giusto fra le Nazioni” alla memoria di don Gaetano Piccinini, prete romano. Nei primi commenti il resto del discorso e la mia esultanza.
“Ho capito che nella vita bisogna accontentarsi ma io non ci riesco”: così Vasco Rossi in televisione. Io invece da sempre pratico l’arte di accontentarmi, ma in verità neanche io mi accontento. Anzi: nessuno si accontenta mai. L’uomo questo incontentabile. Non gli basta una vita. [Segue nel primo commento]
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