Manzoni 15. Ah birbone ! – esclamò Renzo: – mariolo! tu mi torni ancora in campo con quell’infamità del nome, cognome e negozio! – Sta’ zitto, buffone; va’ a letto, – diceva l’oste. Ma Renzo continuava più forte: – ho inteso: sei della lega anche tu. Aspetta, aspetta, che t’accomodo io: riprendo la lettura estiva dei “Promessi Sposi”, già condotta per sette capitoli nell’estate del 2013 e per altri sette l’anno scorso. Sono ora al capitolo 15, quello di Renzo, dell’oste e del notaio criminale. Spero di portarmi almeno al 21° per la fine d’agosto, in tutto sono 38 e chissà quando arriverò al “credete che non s’è fatto apposta” che chiude il romanzo. Come sanno i visitatori longevi la mia è una lettura per desiderio di memoria e per godere l’arte della parola di chi ne fu maestro. Nel primo commento il brano dell’oste che alza il lume sul viso di Renzo: l’uno a specchio dell’altro, come ci capita quando vorremmo conoscere qualcosa d’un altro e di noi e non sappiamo da chi cominciare.
Ho inteso: sei della lega anche tu
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Alzandogli il lume sul viso. – Dammi una mano, ch’io possa finir di spogliarmi, oste, – disse Renzo. – Lo vedo anch’io, ve’, che ho addosso un gran sonno. L’oste gli diede l’aiuto richiesto; gli stese per di più la coperta addosso, e gli disse sgarbatamente – buona notte, – che già quello russava. Poi, per quella specie d’attrattiva, che alle volte ci tiene a considerare un oggetto di stizza, al pari che un oggetto d’amore, e che forse non è altro che il desiderio di conoscere ciò che opera fortemente sull’animo nostro, si fermò un momento a contemplare l’ospite così noioso per lui, alzandogli il lume sul viso, e facendovi, con la mano stesa, ribatter sopra la luce; in quell’atto a un di presso che vien dipinta Psiche, quando sta a spiare furtivamente le forme del consorte sconosciuto. – Pezzo d’asino! – disse nella sua mente al povero addormentato: – sei andato proprio a cercartela. Domani poi, mi saprai dire che bel gusto ci avrai. Tangheri, che volete girare il mondo, senza saper da che parte si levi il sole; per imbrogliar voi e il prossimo.
Sei della lega. Ho messo a titolo del post quel motto di Renzo all’oste per segnalare come “lega” sia parola chiave in Lombardia: da Alberto da Giussano a Renzo a Salvini. L’edizione del romanzo che ho tra mano – Bur 2000 – ha questa nota alla voce “lega”: “Sei della lega: fai parte anche tu dell’associazione di potenti e poliziotti che contrastano la vita al popolo”.
Sono furbo la mia parte. “Per buona sorte che anch’io son furbo la mia parte” aveva detto poco prima Renzo, che più avanti dirà: “Sono furbo ma galantuomo”. E qui mi sovviene di Papa Bergoglio che nell’intervista alle riviste dei Gesuiti (19 settembre 2013) a un punto dice: “Sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo”. Io non sono furbo per nulla ma curioso d’ognuno che dica “sono furbo la mia parte”.
Soldati pieni di civiltà. Il notaio non poté tenersi di non aprir l’impannata, per dare un’occhiatina. Vide ch’era un crocchio di cittadini, i quali, all’intimazione di sbandarsi, fatta loro da una pattuglia, avevan da principio risposto con cattive parole, e finalmente si separavan continuando a brontolare; e quel che al notaio parve un segno mortale, i soldati eran pieni di civiltà. Non abbiamo visto ultimamente – era il dicembre del 2013 – i carabinieri togliere il caso davanti ai manifestanti?
“Sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo”.
La scaltrezza, l’astuzia sono qualità apprezzate nel Vangelo; Gesù, invita ad essere puri come colombe e al tempo stesso essere scaltri, scaltri come serpenti.
Credo che Papa Francesco interpreti al meglio questo che a prima vista parrebbe quasi un ossimoro.
Solo per segnalare a Luigi (tramite quel suo amico e collaboratore) che, se guardiamo alla storia dell’Italia e delle regioni padane, “lega” è anche il nome delle associazioni popolari e socialiste nate nell’800: Lega Internazionale dei Lavoratori, Lega socialista Milanese (Turati) e le leghe dei contadini socialisti della Bassa Padana…
Avanti popolo, alla riscossa…
Il fatto stesso che uno proclami di essere furbo vuol dire che non lo e‘affatto. I veri furbi infatti non si vantano di esserlo ma fanno finta di essere tonti. Renzo piu‘che furbo e‘unpo‘sbruffone. Uno sbruffone ingenuo.
Su Bergoglio non mi pronunzio. Aspettiamo il Sinodo:li‘ si ve
dra‘tutta la sua furbizia.(Ahime‘)
Il cap.XXV del celebre Romanzo riporta la bellissima requisitoria del Cardinale Arcivescovo Federigo Borromeo. Un durissimo affondo contro la viltà di Don Abbondio giustificandosi il quale, rivela che la propria codardia è dovuta alla paura di rimetterci la pelle:
-Sotto pena la vita mi hanno intimato…
-E quando vi siete presentato in Chiesa-disse Federigo-per addossarvi codesto ministero, v’ha essa fatto sicurtà della vita? Vi ha detto che i doveri annessi al ministero fossero liberi da ogni ostacolo, immuni da ogni pericolo?
O non vi ha espressamente detto il contrario? Non v’ha avvertito che vi mandava come agnello tra i lupi?…Quello da cui abbiam la dottrina e l’esempio ad imitazione di Cui ci lasciam nominare , ci mise forse per condizione d’aver salva la vita? E per salvarla, per conservarla,dico, qualche giorno di più sulla terra a spese della carità e del dovere, c’era bisogno dell’unzione? ….Che sarebbe la Chiesa se codesto vostro linguaggio fosse quello di tutti i vostri confratelli? Dove sarebbe, se fosse comparsa nel mondo con codeste dottrine?…
-Torno a dire, monsignore, -risponde dunque– che avrò torto io…il coraggio, uno non se lo può dare. [1]
Il capitolo si chiude con questa frase davvero emblematica. Per quel deja vu cui accenna Luigi, l’Arcivescovo Federigo rammenta molto il coraggio di Benedetto XVI quando denuncia senza mezzi termini la sporcizia nella Chiesa in quella famosa Via Crucis, al Colosseo, del 2005procurandosi moltissimi nemici, odio…
“il coraggio uno non se lo può dare”, è vero, perché il coraggio quando si è Pastori, Dottori, Maestri, Testimoni autentici che amano la Chiesa è Dio stesso ad elargirlo a piene mani, lo stesso che ebbe il Papa emerito accettando di fare un passo indietro per amore, un grandissimo amore. Contro la codardia, la viltà, l’arte del “soprassedere” tipicamente curiale: favori, conoscenze altolocate, amicizie che contano, lasciti, donazioni, titoli medaglie e nastrini , intrallazzi e loschi traffici eppoi il Vatilix..tutte cose che nulla hanno a che vedere con il Vangelo…
-«Ma che ci posso fare? Le cose vanno così…» confidò un prelato ad un noto giornalista! il solito fatalismo, o meglio , collusioni di chi non riesce per viltà ad opporsi . E’ vero, dice bene don Abbondio: – lontano da Cristo -il coraggio uno non se lo può dare-
[1] cap XXV pag ;313-315
Si abbia il coraggio di fare piazza pulita delle tante pietre d’inciampo. Per usare una frase di Ratzinger, “la vera pulizia dovrebbe consistere in una ablatio, cioè un togliere tutto ciò che offusca l’immagine di Cristo. Togliere onorificenze poco chiare, togliere legami poco trasparenti, togliere carrieristi ambiziosi, togliere servitori poco o per nulla fedeli”…Non so se Bergoglio lo abbia fatto, ma credo sia questa l’unica riforma che dovrebbe essere attuata, in modo perenne. Ma per “Potare” tagliare i rami secchi ,più che di parole si ha bisogno di gesti esemplari, che ancora mi sembrano lontani a venire…Certo, quel coraggio auspicato ha poco o nulla a che vedere con la censura, o meglio, il commissariamento dei vari ordini religiosi che mal si adattano ad una visione bergogliana della Chiesa…
Certo Com stai alludendo ad ordini religiosi che ben conosciamo. Quanto mi angoscia questa situazione!