«Un’altra strada era possibile: che cosa cambierei nella società e nella mia vita» era la formulazione del tema del concorso, che è risultata particolarmente coinvolgente per i 123 detenuti che hanno mandato uno o più lavori nei quali, noi della giuria (siamo nove) abbiamo trovato espresse – più che in altre annate – vivaci note soggettive, sia di tipo emozionale, sia argomentative. Di questa soggettività narrante voglio qui riferire, convinto che in essa si esprima al vivo la tribolata ricerca di ascolto che è propria degli uomini, delle donne e dei ragazzi che popolano le carceri. E’ un passaggio di un rendiconto dell’ultima edizione del “Premio Castelli” che ho scritto per la rivista “Il Regno”. Nel primo commento il link e una nota sul Premio.
Centoventitré storie dal carcere: ecco che ne ho cavato
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Al Minorile di Nisida. Da sette anni sono il presidente della giuria del Premio Castelli, un premio «letterario» per detenuti che ha dietro la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Carlo Castelli (1924-1998), vincenziano operoso, è stato un pioniere del volontariato carcerario. Da questa esperienza ho ricavato una qualche conoscenza delle carceri. La premiazione, seguita da un convegno, avviene sempre in un carcere diverso: quest’anno siamo stati al Minorile di Nisida (Napoli). Le dieci precedenti edizioni ci avevano portato a Palermo, Poggioreale, Cagliari, Reggio Calabria, Forlì, Mantova, Bari, Bollate, Augusta, Padova. Ma la vera mia esperienza del carcere è nella lettura delle centinaia di «lavori» che i detenuti inviano alla giuria. Lettura che quasi sempre diviene un colloquio virtuale, o almeno un ascolto. Il tema di quest’anno era quello delle strade sbagliate che rischiamo d’imboccare a ogni passo: argomento del quale un carcerato sa qualcosa e forse qualcosa può segnalare, se non insegnare.
Qui puoi leggere il mio resoconto:
http://www.ilregno.it/attualita/2018/18/i-miei-123-colloqui-in-carcere-luigi-accattoli